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Asos yellow geo lace dress & matching bags

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È passato ormai poco più di un anno dall'ultimo post su Asos & gli abiti e, trattenendomi a fatica dal fare numerose considerazioni sul tempo che passa e l'anzianità la bocciofila il burraco e la tisana serale, era decisamente ora di scrivere un altro post con un acquisto relativamente recente e che è stato un amore a prima vista (ed ora è pure in sconto!).



L'unica differenza sostanziale con l'ultimo post su "Abiti&co" è che questo è in collaborazione con B3ndy.com Borse e valigeria, negozio online con spedizione e reso gratuiti e offerte frequenti.
Ci sono stati anni, tempo fa, in cui più che un blog sul makeup avrei potuto aprirne uno di sole scarpe e borse. Anzi, non sapevo nemmeno mettermi il rossetto rosso senza farlo viaggiare ovunque quindi, in nome della decenza, un blog borse&scarpe sarebbe stato decisamente meglio per tutti.
Ricordo ancora il giorno in cui sono entrata da Furla coi risparmi del compleanno, decisa a comprare la mia prima borsa rossa di cui mi ero innamorata la settimana prima vedendola in vetrina.
"E se poi te ne penti? E se poi il rosso non lo userai mai?"
In realtà quella borsa col charm a forma di ciliegia attaccato al manico s'è rivelata uno degli acquisti più sfruttati, in qualunque occasione e stagione. E ce l'ho ancora, custodita nell'armadio coi suoi primi segni d'usura ma comunque in gran forma considerando tutti i km che ha viaggiato.
Ma sto divagando troppo come sempre.
In quei periodi ero inoltre convintissima che al primo stipendio serio mi sarei regalata la famosa borsa di Balenciaga (alzi la mano chi se le ricorda!).

Poi no, forse una 2.55 di Chanel.
Ma questo prima che aumentasse i prezzi a dismisura, s'intende.
Poi negli anni fu la volta della Céline.
Poi le cose sono andate diversamente.

Di Balenciaga, Chanel e Céline ancora nemmeno l'ombra ma di quel lungo periodo, a distanza di tempo, mi è rimasta una predilezione per borse e accessori (e un desiderio non ancora sopito verso la Miss Sicily di Dolce&Gabbana). Quindi sarebbe pure inutile dire che non mi sono certo tirata indietro quando ho avuto l'occasione di blaterare un po' di borse e selezionare alcuni modelli da abbinare virtualmente a quest'abito - e a molti, moltissimi altri.

Ancor di più quando ho visto tutta la selezione di Borse Furla, marchio a me caro per quello strano processo che porta a collegare momenti e sentimenti alle cose materiali.

Quindi, che borsa abbinare ad un assurdo abito giallo limone?
Tipo. Ad esempio.
● Quella classica: in nero. Di dimensioni ridotte, con la catenella come la ormai più che famosa Furla Metropolis.
● Quella pop: in fucsia e dalle dimensioni ridotte come la Metropolis Mini per lasciare il focus sull'abito. Ma anche tinta salmone. O persino gialla. Magari con scarpe e rossetto rossi.
Quella soft:Furla Piper S nel colore dolomia. A metà tra il grigio e la carta da zucchero, per un abbinamento estivo dai richiami pastello.
Quella da lavoro: a dirla tutta, molto spesso io amo abbinare gli abiti eleganti a borse nere molto grandi e basic per sdrammatizzare l'insieme (e potermi anche portare dietro metà casa come sempre assieme ai rossetti accumulati negli ultimi dieci giorni e alla succursale di una parafarmacia, salvo lamentarmi poi del peso). Praticamente qualcosa tipo la Furla Ardesia L. Rigorosamente nera. Bellissima.

"Va bene Ale, ma dopo aver allungato la lista dei desideri, come diamine è fatto questo abito giallo?"
Giusto!


Il capo presente è nella taglia UK4/IT36 ma niente paura, Asos arriva fino alla IT50 nella sua linea regular, alla IT48 nella linea Petite e produce anche una linea Curvy che arriva fino alla IT60 e una Tall, ma su queste non mi posso pronunciare per ovvi motivi.

Come riferimento di dubbia utilità o per qualche altra donna super tascabile sintonizzata su questi schermi, la mia altezza è di 1.55/1.56m, la mia circonferenza seno di 78-79cm (Pamela Anderson lévate), la mia vita di 61-62cm e la mia forma è chiaramente a rettangolo.
Eh, esatto. Se sono così ora, vi lascio immaginare la mia stazza a 12 anni, quando le mie amiche coetanee ne dimostravano 18 ed io 8 - loro praticamente rimorchiavano i liceali col motorino ed io al massimo stavo in compagnia delle figurine dei Pokemon - che mestizia.
Tornando a noi, la larghezza dei fianchi è abbastanza ininfluente per questo modello quindi ve la risparmio e passiamo oltre!


Oh, quanto mi piace (ma dai).
Così tanto da acquistarlo in inverno e riporlo nell'armadio sognando isole, distese d'azzurro e profumo d'agrumi e gelsomino. Così tanto da prenderlo nonostante, lo so, il giallo non sia esattamente il colore migliore per un Simpson chiaro chiaro come me che in estate non ricerca nemmeno l'abbronzatura.
Fa parte della linea regular di Asos, ma non è particolarmente lungo.
Tutt'altro, su di me arriva poco sopra alle ginocchia (quindi se siete sopra l'1,75m potrebbe essere corto).
Ha una scollatura a barca che termina col pizzo e che - secondo me - o si ama o si odia (superfluo dire a quale categoria io appartenga). Ha inoltre le spalline sottili regolabili per tutta la lunghezza e sulla schiena la zip e uno scollo leggermente a V che ne lascia metà scoperta (reggiseno vietato).
Essendo munita di taglia retromarcia non sono una gran amante degli abiti che richiedo di lasciare il reggiseno nel cassetto, ma la struttura delle pences in questo caso aiuta visivamente. Quindi okay.
Se invece siete ben lontane dall'avere la retromarcia, tenete a mente questo aspetto..

(Qui mentre contemplo l'orizzonte della tenda e penso che è stato un bene il non aver mai avuto desiderio di fare la modella. Un fail preannunciato)

Il pizzo geometrico poggia su una sottoveste gialla in cotone che evita di sentirsi per strada come davanti ai raggi X.
● Seno: vestibilità un po' scarsa. Su di me non è aderente ma immagino che su una III potrebbe ben esserlo.
● Vita: vestibilità non stretta. Meno male. Ultimamente su Asos mi ritrovo in mezzo a due taglie e spesso devo prendere quella in più per potermi sentire più comoda in cintura (proprio non ce la faccio a portare capi molto aderenti in vita, la scomodità).
● Fianchi: la gonna parte arricciata in vita e scende ampia. È uno di quei modelli che visivamente allarga la figura, complice anche il pizzo che dona volume.
Prezzo: 94€66
Link: Qui (affiliato) oppure qui (non affiliato)


Ed anche stavolta è tutto!
Ora non resta che veder aumentare le temperature...
(E premiare pure chi ha avuto la tenacia di giungere fino a qui, ma questo lo dico sempre e forse dovrei semplicemente imparare il dono della sintesi)


Questo è un post sponsorizzato. Tuttavia, quelle espresse sono le mie personali e sincere opinioni, al solito, ma ribadirlo non fa mai male.

Come applico l'eyeliner (hooded eye edition)

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*Post in collaborazione

Allora, coloro che possono vantare degli occhi stupendi, con una palpebra mobile gigante e ben tesa si mettano pure da quella parte sotto il cartellone "invidia bonaria". Le altre che hanno una palpebra più cadente grazie alla genetica o degli occhi con palpebre asimmetriche vengano qui, diamoci la mano e avanziamo nel resto del post.

Dell'eyeliner e di come applicarlo se ne è parlato e se ne parla sempre tanto, ma io non ci avevo mai capito molto.
In realtà non è che adesso sia stata illuminata e ne abbia compreso ogni dettaglio, ma almeno ho un paio di idee più chiare rispetto ad anni fa, soprattutto per quanto riguarda il grande punto di domanda:
l'eyeliner per palpebre cadenti e non per forza a causa dell'età (penso sia agli occhi incappucciati - hooded - che a quelli infossati - deep set). Cosa di cui non avevo la minima consapevolezza quando ho iniziato i miei tentativi di eyeliner ai tempi del liceo - ma anche dopo - vantando dei fail clamorosi.
Tuttavia non vorrei che questo post venisse preso come un tutorial perché non ha la pretesa e la volontà di esserlo - né la possibilità viste le mie capacità sì e no all'ABC come meicap artist dei poveri.
Prendiamolo quindi come una sorta di racconto dal titolo "io e l'eyeliner" con una lunga parentesi del "come lo applico io". Che potrebbe essere giusto o sbagliato, ma è qui che entrano in gioco i commenti: ovvero, come lo applicate voi sulle palpebre un po' problematiche?
(Amiche dagli occhi perfetti, voi stavolta non fate testo. Non fateci rosicare)


La prima scoperta fu che esistono diversi
tipi di eyeliner

E non sono necessariamente interscambiabili.
Surprise surprise! Lo so. Ma vediamola nell'ottica di un'Ale adolescente giovane e inesperta, in un'epoca in cui la fonte più accessibile sul makeup era l'amica che riusciva magicamente a creare mezza sfumatura con gli applicatori in spugnetta.

La matita
Per me all'inizio, cioè al liceo, fu la matita occhi. Ricordo che era di Maybelline (sì, per davvero) e rigorosamente nera. Molto spesso applicata in autobus al mattino mentre andavo a scuola e ai tempi andavo pure fiera di questa mia (presunta!) mano ferma ma, col senno di poi, non immagino con che linee sbilenche io andassi effettivamente in giro.
Tuttavia, anche la matita nera mi è stata utile per fare pratica - soprattutto ferma ad un tavolo e fuori da un autobus - e continuo a ritenerla un prodotto molto più semplice da usare rispetto ad altri eyeliner, visto il perfetto controllo che riesce a dare.
Non so voi, ma la prima volta che ho provato un eyeliner liquido per me è stata una disfatta: riga tremolante e poco controllo sul prodotto. Mi sembrava impossibile riuscire prima o poi a tracciare qualcosa di vagamente decente.
Tuttora suggerirei di fare pratica con l'eyeliner iniziando da una matita occhi nera o da un eyeliner in penna.

L'eyeliner in penna
Che per me è stata una scoperta degli anni più recenti.
È l'alternativa velocissima all'eyeliner liquido, anche se spesso devo aiutare la durata applicandovi sotto un primer.

Quello liquido
In ordine cronologico, dopo la matita, per me è stata la volta del classico eyeliner liquido.
Che prima ho odiato e poi amato.
Tuttora, dopo aver provato ogni altra alternativa, resta la mia tipologia di eyeliner preferita e quella con cui ho meno problemi di durata nonostante le palpebre non esattamente liftate e chilometriche.
È indubbiamente l'eyeliner più difficile da applicare perché la texture liquida non permette un controllo immediato ma dopo averci preso la mano regala tante soddisfazioni: come l'intensità, la precisione e spesso pure la durata.
È anche la tipologia che, fra tutte, funziona meglio con le mie palpebre difficili.

Quello in gel
Ci sarebbe anche l'eyeliner in gel, che ho provato ad usare per anni prima di tornare all'amata versione liquida. Ho cercato di convincermi come si fa con quel paio di scarpe scomodissime ma per cui hai speso tanto e che ti fanno ripetere mentalmente "le amo le amo le amo", ma ho poi dovuto affrontare la realtà: gli eyeliner in gel li trovo meno comodi della controparte liquida.
Recuperare il pennellino giusto è un'impresa (o forse sono io ad essere un po' P.I.T.A. con le pretese), rendere la linea precisa e omogenea su una palpebra come la mia che non è liscia è una seconda impresa e trovare la formula valida è la terza impresa.
Ma il mio problema fondamentale è che il nero in gel mi sbava o si stampa a livello dell'orbita oculare (da inserire alla voce "le meraviglie delle palpebre cadenti" e so che molte capiranno, abbracciamoci).
Attualmente in gel uso gli eyeliner colorati, di quelle tonalità per cui vale la pena trovare il giusto pennello e fare quei passaggi in più. Per il nero vado di penna e tratto liquido.

Il cake liner
Ne ho provato solo uno (grazie super saldi di Laura Mercier) e, di nuovo, preferisco quello liquido.
I Cake liner, o almeno questo, vanno bagnati e permettono di realizzare la tecnica del tightlining (delineare la rima interna e l'attaccatura delle ciglia) per l'effetto di un occhio definito ma in modo estremamente naturale. Molto bello, ma 99 volte su 100 preferisco il risultato di un eyeliner più intenso.

Ma appunto,
e la riga di eyeliner?
In passato ho cercato e guardato un numero non ben definito di tutorial, nella speranza di carpire il segreto per poter riuscire a tracciare anch'io una linea del genere:

Foto di @itsgenesys

Non riusciva mai. C'era qualcosa che non quadrava.
Poi nel tempo si impara a conoscere le proprie proporzioni e si giunge a determinate conclusioni.
Quindi, amiche dalla palpebra cadente, mettiamo da parte la frustrazione e ammettiamo la realtà: semplicemente non possiamo ottenere delle linee di eyeliner come quelle in foto. That's it.
È un po' come avere un viso ovale e sperare di ottenere un viso tondo e più pieno con l'illuminante.
Avere le labbra sottili e sperare di ottenere col rossetto lo stesso effetto di Kylie Jenner (o Alba Parietti, se come me preferite la nostalgia da anni '90).
Il makeup può sicuramente aiutare a spingerci verso l'effetto desiderato, ma non sempre è possibile ricrearlo in tutto e per tutto, quindi tanto vale giocare con le caratteristiche che ci si ritrova e valorizzare la propria unicità (ma questo vale anche per le fortunate con gli occhi grandi, a prescindere).
Anche i vari tutorial di eyeliner per "hooded eyes" non mi sono stati particolarmente utili, sia per il fatto che buona parte era realizzata da persone che avevano la fortuna di non sapere nemmeno dove stavano di casa le palpebre cadenti, sia perché la mia palpebra cadente sarà diversa da quella di altre 10 persone che magari hanno più spazio, meno spazio, l'occhio all'ingiù, all'insù, vicini, lontani etc.
(apro una parentesi polemica come un talk show politico di quinta categoria su un canale regionale: perché è tanto difficile trovare persone che abbiano davvero delle occhiaie serie o delle palpebre cadenti in tutorial pensati per correggere le occhiaie pesanti o le palpebre cadenti? O forse è solo una mia impressione, non saprei)

Comunque sia, la cosa che consiglio dal basso della mia esperienza è fare pratica.
Lo so, è la solita banalità trita e ritrita ma è davvero la cosa migliore.
Fare pratica e sperimentare su se stessi diverse angolazioni di eyeliner, code, spessori, prodotti.


Come lo applico su di me

Il mio occhio sinistro lo conoscete da tempo ma eccolo qui il mio occhio destro e pure durante la dermatite! Evviva. Un saluto alla perfezione di porcellana di Instagram, cia' (in realtà sto barando perché anch'io ho usato photoshop per diminuire due linee di espressione sotto l'occhio, sempre regalo della dermatite, ma mi disturbano troppo in una foto tanto ravvicinata - la dermatite però non l'ho piallata, sia messo agli atti. #keepitreal).

Mi ritrovo quindi due palpebre diverse. Una un po' più spaziosa ma "deep set" (o almeno secondo me, forse un makeup artist potrebbe dire diversamente e okay) e una cadente. Che fortuna.
Dal vivo, avendo una visione d'insieme, non è una cosa che si nota se non si ha l'occhio clinico ma va da sé che questa caratteristica può essere mitigata o enfatizzata a seconda di come applico il makeup.
Quindi nessuno vieta ad alcune conformazioni con "hooded eyes" di tracciare la coda del loro eyeliner come nella prima immagine, andando a tagliare la piega, ma su di me non può funzionare perché mi ritroverei la palpebra mobile completamente annerita dalla linea. E la palpebra mobile dell'occhio sinistro invece parzialmente visibile. Per obliterare anche lo spazio della palpebra sinistra dovrei tracciare una linea talmente spessa da risultare platealmente diversa da quella a destra.
Insomma, un circolo vizioso di asimmetria. Niente da fare.
Vorrei tanto poter realizzare anch'io quelle code di eyeliner che puntano verso il cielo creando uno splendido effetto litfing all'occhio, ma la realtà è che su di me l'effetto sarebbe solo brutto e per niente da lifting.

Mi è necessario infatti ridurre l'inclinazione della linea di partenza a livello dell'angolo esterno per far stare entrambi i lati del "triangolo" all'interno dello spazio libero tra la piega cadente e l'angolo esterno dell'occhio (descrizione quasi peggio della trigonometria del liceo, scusate, non odiatemi).
Insomma, le linee molto diagonali che puntano verso l'alto non le posso fare.
Seguendo inoltre il consiglio di un makeup artist di Mac (o era Inglot?) parto sempre dall'occhio che mi permette meno gioco, cioè il destro, e vi adeguo la linea del sinistro che è l'occhio più facile.

(PS: nelle foto seguenti ho utilizzato il Tattoo Liner di Kat Von D per tracciare i contorni - poi riempiti con l'eyeliner matte di Maybelline - e quello di Kat ha deciso di scioperare sin da subito. Così avete un'idea più chiara di cosa intendevo qui per "si inceppa" - ho impiegato 10 minuti per farlo scrivere, comunque male, dallo step 1 allo step 2)


 Con l'occhio rigorosamente aperto, che guarda dritto nello specchio, e un eyeliner in penna dalla punta sottile e precisa traccio la linea che darà l'orientamento a tutta la coda.
② Traccio la seconda linea che crea il famoso "triangolo". Preferisco partire dall'esterno e andare verso l'interno iniziando però non dalla fine della prima linea ma a 1mm dalla fine, per avere un minimo di spazio in più per incurvare un po' il triangolo. Se iniziassi a tracciare la seconda linea partendo proprio dalla fine del primo tratto dovrei andare di linea retta e otterrei quindi una coda più orizzontale, escludendomi la possibilità di una codina anche solo vagamente incurvata e di un effetto di occhio un po' liftato (poco eh, ma meglio di nulla).
Una volta tracciata la struttura, riempio l'area con un eyeliner liquido e cerco di sfumarlo verso l'attaccatura delle ciglia. Ultimamente mi piace far finire l'eyeliner così senza portarlo fino all'angolo interno; mi sembra che l'effetto ottico (sul mio occhio, s'intende) sia migliore.
④ Ritocco la struttura cercando di ispessirla il più possibile ma sempre senza interferire con la piega che cede dinanzi alla gravità.
⑤ Non potendo sfruttare la porzione superiore dell'occhio, sfruttiamo almeno quella inferiore.
Con una matita occhi nera e una punta di ombretto nero realizzo una sfumatura all'angolo esterno (inferiore) per cercare di creare un effetto visivo più bilanciato: ampliando la mia rima inferiore si crea infatti l'illusione di un occhio più grande, più aperto, e si sposta il focus dalla palpebra cadente.
Applico poi il mascara sulle ciglia inferiori più esterne e la matita lungo tutta la rima interna.
⑥ Ciglia finte naturalissime e a 3/4 (qui le Fast Easy Sexy di Urban Decay) per strafare (pazza gioventù...)


E questo è tutto.
Forse non si sarà capito nulla perché le mie descrizioni sono roba per pochi coraggiosi però intanto siamo giunti anche alla fine di questo post - in pochi superstiti forse ma okay.
Ora la domanda è: portatrici di occhi difficili, come lo applicate voi l'eyeliner?

Questo post è stato scritto in collaborazione con Maybelline. Tuttavia, ogni cosa espressa è frutto della mia esperienza personale e nasce dalla totale sincerità, come sempre.

L'Oreal Botanicals / Coriandolo

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Torna su questi schermi un nuovo post a tema "capelli & co". A differenza dello scorso post, stavolta non parliamo però di styling (sì dai, la messa in piega) ma di prodotti per il lavaggio e la manutenzione (detta così sembra che io stia parlando dell'automobile, invece no, sono sempre capelli).
La prima volta che ne ho sentito parlare stavo guardando la diretta Instagram di una ragazza che seguo su quel social. La seconda volta è stata quando un'amica mi ha consigliato la linea perché ci si stava trovando bene. La terza, quando ho aperto la casella email.
Parliamo della recente linea per capelli Botanicals di L'Oreal.

Prima di scendere nel dettaglio parliamo però di alcune note tecniche.
Tipo dicendo che la linea è a sua volta composta da 4 gamme: quella al coriandolo che dovrebbe rinforzare i capelli fragili, quella al cartamo per nutrire i capelli secchi, la versione al geranio per capelli colorati o spenti e alla camelina per aiutare a lisciare il capello crespo o - cito - "indomabile".
Se leggete questi schermi da un po' sapete già che sui miei capelli uso un po' di tutto, nel senso che spazio dal bio ai siliconi nella più totale serenità - tranne gli oli siliconici; quelli mi appesantiscono il capello come non mai ed è un effetto che cerco di evitare.
Questo per dire che se cercate un prodotto "verde" e siete fedeli alla vostra routine bio, questi prodotti non faranno al caso vostro. Se invece anche voi non fate particolari distinzioni o prediligete giusto i prodotti senza siliconi, ci sono buone notizie perché questa linea è effettivamente senza siliconi, senza parabeni e senza coloranti. E, per esaurire del tutto la questione "inci", contiene olio di cocco, seguito da oli di soia e olio di coriandolo in quantità variabili a seconda del prodotto e della gamma (in quella di questo post l'olio di cocco è al 3° posto nel siero, al 9° posto nello shampoo, al 6° nel balsamo, al 8° nella maschera - l'olio di soia agli ultimi posti nel siero e nello shampoo, al 3° nel balsamo, al 4° nella maschera - l' olio di coriandolo tra gli ultimi posti in tutti).

Ma veniamo a noi!
Fra le 4 gamme, la più adatta alla mia tipologia di capelli era sicuramente quella al coriandolo. E appunto.
Comprende lo shampoo, un balsamo districante che sull'etichetta porta le due parole per me magiche "senza appesantire", una maschera e un siero.
Le definisco parole chiave perché:
I miei capelli sono mossi, non trattati né colorati (per ora...), con uno spessore che va da normale in alcune zone a sottile in altre. Non sono secchi ma nemmeno grassi e, anzi, tendono ad appesantirsi con nulla - motivo per cui solitamente fuggo dai prodotti pensati per essere nutrienti e vado piuttosto da quelli che dovrebbero donare texture. Quello che ricerco dai prodotti per capelli è quindi volume, corpo, texture e mosso enfatizzato.
NB: la pseudo sfida era riuscire a parlare di questi prodotti dopo circa una decina di giorni di utilizzo e lo trovo sempre un po' rischioso, in un certo senso, perché memore di svariati prodotti per capelli provati in passato di cui sono riuscita a farmi un'idea solo dopo mesi. Avete presente quei prodotti che anche dopo il decimo utilizzo non capite se vi piacciono o no, se servono a qualcosa, se danno risultati? Ecco, temo sempre di incappare in uno di quelli. Ho pensato però di fidarmi dei consigli della suddetta amica e di ciò che sentivo in giro e quindi via, rischiamo e basta essere sempre troppo cerebrali.
Alla fine ho fatto bene perché le mie impressioni si sono già abbastanza delineate.
I capelli li lavo 1 volta ogni 5 o 7 giorni, ma nell'ultima decina li ho lavati ogni 2-3 per poter provare meglio il tutto. Quindi, non prendete tutto ciò come una review, ovviamente, ma appunto come mere prime impressioni.


Quindi, con queste premesse dello "speriamo in bene", ho preso shampoo e balsamo e sono andata a lavare i capelli, immergendomi in questo profumo debolmente speziato che io trovo molto piacevole e rilassante, non eccessivamente artificiale (e se siete tra coloro che sono geneticamente portate a fuggire dall'odore del coriandolo, niente paura, o se avete timore di uscire dalla doccia profumando come un riso al curry, niente paura di nuovo, non è questo il caso).
Lo shampoo è contenuto nella confezione col comodo erogatore - forse è un po' meno comodo per chi va in palestra o piscina, vista anche la grandezza, ma avendo io lo sprint sportivo di un telecomando è un problema che non si pone. Vengono consigliate dalle 3 alle 6 erogazioni e coi miei capelli lunghi ne servono decisamente 6.
Il prodotto esce trasparente ma diventa presto una schiuma bianca - perché di schiuma ne fa - e fine risciacquo non ho notato "stripping", che non so come dirlo in italiano con una sola parola ma è praticamente la sensazione squeaky clean (ridaje).
Insomma, l'effetto di stridore del dito sul piatto appena pulito col detersivo, che mi succede con gli shampoo chiarificanti.
La prima volta in cui l'ho provato avevo pure sui capelli una discreta quantità di prodotti - avevo abbondato con la lacca e quest'idea mi si è ritorta contro dopo qualche giorno rendendomi i capelli come rasta - ma nonostante ciò li ha puliti bene.

Il balsamo è invece molto più cremoso e denso ed è il prodotto che guardo sempre con più diffidenza perché quello che solitamente mi appesantisce i capelli - trovati quei 2-3 che funzionano cerco di non sfidare troppo la sorte con nuovi esperimenti.
Ne ho quindi applicata una noce e l'ho lasciato agire per un paio di minuti, con molta titubanza.
Fine.
Momento dell'asciugatura con schiuma+phon+diffusore come sempre, verso il momento della verità.


A metà asciugatura ho applicato sulle punte anche 4 gocce di siero rinforzante, che appare come latte in una boccetta con l'estetica da antica farmacia e sulla cui azione non posso assolutamente dire nulla, essendoci state troppo poche applicazioni per poter vedere eventuali risultati.

Si avvicina sempre più il momento della verità.

Ultimata l'asciugatura a testa in giù, mi guardo allo specchio.
E pollice in su!
(Occhiaie e rossore per il calore del phon a parte)


Non sono prodotti che aggiungono corpo, texture o volume, ma mi rendono i capelli morbidi e leggeri effettivamente senza appesantirli, come promesso (sono certa che da qualche parte là fuori qualcun'altra abbia presente cosa intendo per sensazione di capelli "leggeri" senza contattare la Neuro - a me solitamente capita quando uso il mio shampoo chiarificante preferito, ma di contro quello è più aggressivo e lo utilizzo solo una volta al mese per una pulizia più profonda, o almeno così mi illudo).
Insomma, può sembrare una cosa di normale amministrazione ma per chi ha dei capelli che si appiattiscono con nulla e deve scegliere tra "un po' di volume con texture e niente morbidezza" e "morbidezza ma con pesantezza e niente volume", è un risultato soddisfacente.


In un paio di prove ho poi utilizzato anche la maschera, dalla consistenza cremosa ma abbastanza fluida.
Qui però avrei preferito trovare qualche indicazione sull'etichetta; non perché serva una laurea in chimica farmaceutica per utilizzare una maschera per capelli, ma il tempo di posa lo ritengo un dato utile. Ad ogni modo, è venuto in aiuto uno shop online inglese che faceva presente i "3-4 minuti, da usare dopo lo shampoo e prima del balsamo".
L'ho quindi applicata successivamente allo shampoo, risciacquata e ho pensato che per me andava bene anche così, senza balsamo, perché i capelli mi sembravano già sufficientemente morbidi al tatto.
Nella mia routine mi sarei fermata lì, ma ai fini di review prime impressioni ho applicato anche il balsamo, come da istruzioni, immaginandomi già in testa il festival del ferro da stiro.
Invece...boh, no, il capello era più morbido al tatto ma visibilmente non appesantito come le altre volte. Olé! (il risultato della foto più sopra comprende anche la maschera, giusto a titolo di cronaca).

* * * * *

Ecco, doveva essere un post invece è venuto fuori un diario di deliri tricologici e prime impressioni.
Comunque, questa linea al coriandolo è pensata per rinforzare il capello, ma sapete che per me in questi casi nulla funziona meglio di un'integrazione dal punto di vista alimentare, che arrivi da dentro, ed è per questo motivo, aggiunto al fatto che anche l'etichetta parla di "test condotti dopo 10 applicazioni di shampoo+balsamo", che preferisco limitarmi a parlare dell'effetto estemporaneo, per così dire cosmetico.
Che per quanto mi riguarda è pure promosso! Thumbs up!
Qualcuna ha già provato qualcosa di questa linea?

Questo è un post sponsorizzato. Tuttavia, quelle espresse sono le mie personali e sincere opinioni frutto di un'esperienza soggettiva e non obbligate da nessuno bla bla bla non credo che ormai ci sia bisogno di dirlo ma ribadiamolo.

Kat Von D Lolita, Lolita II, Lolita studded lipstick

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Per il secondo post della serie "di Kat Von D e altre avventure" ho pensato di parlare e fare qualche confronto tra quella che è forse la tonalità più famosa di tutta la linea: Lolita!
Perché di Lolita in realtà non ve n'è uno solo, ma tre: Lolita in rossetto liquido, Lolita II sempre in rossetto liquido e un terzo Lolita Studded Lipstick, cioè sotto forma di rossetto in stick.
Differenze, similitudini, review, swatch, confronti e dupes?
Vi offro una tazza di the e mettetevi pure comodi perché è tutto qui di seguito.

[Vai di soundtrack nostalgico di cui non ho mai capito una parola a parte il titolo ]



Iniziamo dai rossetti liquidi, che io proprio non ce la faccio a chiamarli "tinte" perché in realtà le labbra non le tingono ma questo è un altro discorso.
L'applicatore degli Everlasting Liquid Lipstickè il classico in spugnetta, abbastanza rigido e con una precisione nella norma. Per i colori più scuri ho bisogno di aiutarmi con un pennellino ma quelli più chiari trovo che si riesca ad applicarli tranquillamente così, col loro applicatore.

Quindi, dicevamo, di Lolita ce ne sono tre ma in comune hanno solo il nome e in realtà sono tre colori totalmente differenti:

Kat Von D Lolita comparison swatches

Swatch su NC15. Fondotinta MUFE Stick Ultra HD Y225. Photoshop in viso: nope.

Kat Von D Lolita
Kat Von D Lolita liquid Lipstick swatch

Non resisto e quindi lo dico subito: fra tutti i colori dei rossetti liquidi di Kat Von D, nel pieno rispetto del cliché, come nel più banale dei copioni, come in quelle commedie romantiche dove a 5 minuti dall'inizio sai già quale sarà la fine - e cioè uno sposalizio in cui giurarsi amore eterno - ecco, Lolita è il mio preferito. Chessorpresa!
Non solo, è uno dei rossetti liquidi che alla fine mi ritrovo ad usare di più in assoluto.
La formula potrebbe non entusiasmare tutti - quale formula lo fa, in fin dei conti? - ma andiamo con ordine.

Questa in foto è la terza versione di Lolita, nonché quella venduta attualmente: c'è stato infatti un cambio di colore nel tempo, quindi occhio alle date se cercate degli swatch online su cui basare un ipotetico acquisto. La tonalità originaria di anni fa era infatti più rosata ma vi fu poi una riformulazione degli Everlasting e il nuovo Lolita uscì decisamente più marrone (ne potreste sentir parlare online come il "bad batch"). È stato successivamente modificato in quello che trovate ora (qui swatch comparativi fra tutte le versioni). Ad onor del vero, tra tutte e tre credo di preferire proprio la sfumatura attuale, quindi olé!
In quanto a colore Lolita viene descritto come "chestnut rose", un rosa nocciola, ed è un colore così particolare (ma al contempo facile da sfruttare) che non saprei come altrimenti descriverlo. È un proprio un mix di marrone nocciola e rosa che varierà davvero tanto in base ai colori della persona e alla luce (per tali motivi è facile che troviate 3000 swatch diversi - in più è anche una mezza impresa da fotografare). Come sempre, su di me la componente marrone risulta molto smorzata e di Lolita prevale la sfumatura rosata, ma tenetelo a mente se di norma su di voi il marrone resta ben visibile, perché Lolita di marrone nocciola ne ha.

La formula differisce da quella di tutti gli altri rossetti liquidi di Kat Von D che ho provato finora: è sempre cremosa, né liquida né tipo mousse, ma è molto, molto più sottile degli altri (nel primo swatch forse si riesce a notare come Lolita lasci una sorta di "trasparenza" rispetto a Lolita II che ha un tratto più compatto). A volte ne applico anche due passate se mi sembra che la prima non sia perfettamente totalmente completamente omogenea, ma il più delle volte riesco a stenderne solo una.
Questo suo essere tanto sottile ha ovviamente dei pro e dei contro: i pro sono un comfort per me estremo, con un rossetto che aderisce in molto davvero elastico, che mi dimentico di avere sulle labbra e che (su di me) non crea nemmeno quell'accumulo di prodotto sulla porzione interna del labbro - cosa che mi succede col 95% dei rossetti opachi, sia liquidi che in stick, per la conformazione delle mie labbra.
Il contro è una durata non eccelsa: Lolita su di me tende a svanire facilmente al centro del labbro se mangio qualcosa (di non oleoso) o dopo circa 3h, anche se lo fa in modo omogeneo, senza frantumarsi e cadere in pezzi. Anzi, è uno dei rarissimi(!) rossetti liquidi che riesco a ritoccare in modo esteticamente piacevole e senza doverlo prima rimuovere.
Amo così tanto il colore e il leggero effetto vellutato che dà alle labbra che glielo perdono, ma ognuno faccia le proprie valutazioni tra comfort VS durata.

swatches & dupes!
Kat Von D Lolita liquid Lipstick dupes swatch Androgyny NYX Candy K

Essendo una di quelle sfumature che più apprezzo e utilizzo da un po' di tempo come "nude", mi aspettavo di ritrovarmi una carrellata di 10 colori identici a Lolita. Invece, con mia sorpresa, non è stato così. (Non amo molto inserire vicini dei toni estremamente diversi fra loro perché falsano la percezione della sfumatura - sto parlando di te, Androgyny - ma mi sembrava comunque utile fare dei confronti che spaziassero).
Quindi, Androgyny non c'entra nulla e così Hot Chocolate di Mac e Birthday Suit di Sleek. Candy K è più rosa, 1995 in rossetto liquido ha più rosso, Whirl di Mac è più marrone. Se la giocano tra Soft Spoken delle Suede di Nyx - che ha solo una leggerissima punta di nocciola in più - e (sorpresa!) Balkis di Nabla - vagamente più nocciola anche lui.


Kat Von D Lolita II
Kat Von D Lolita II liquid Lipstick swatch

Mi è piaciuto così tanto Lolita che, mi ero detta, se Lolita II era una sua versione più calda dovevo averlo un po' per principio. Ecco, solo che in realtà non lo definirei un Lolita più caldo perché col precedente non c'entra davvero nulla e trovo più indicata la semplice descrizione ufficiale di "nude terracotta". È un colore a base spiccatamente calda, aranciata, con un debole accenno di rosa.
Non lo amo tanto quanto Lolita I ma mi piace, soprattutto in quei periodi in cui mi fossilizzo sui rossetti dai toni autunnali o che almeno la mia mente percepisce come tali.
Se non andate d'accordo coi colori aranciati, non ve lo consiglio.

La formula differisce da Lolita e diventa un po' quella standard di questi rossetti liquidi Everlasting di Kat Von D - più di qualche colore si distanzia e ne riparleremo in futuri post ma diciamo che in linea di massima ritengo Lolita II come un rappresentante della linea.
La texture è cremosa ma non la definirei né liquida né densa/mousse-y, se riesco a rendere l'idea.
Lolita II è pieno e omogeneo alla prima passata e resta sottile sulle labbra, anche se non tanto quanto Lolita. Una volta asciugato (in fretta) il rossetto resta abbastanza elastico e risulta confortevole - anche se meno di Lolita - senza sensazione di cemento a presa rapida sulle labbra.
La durata su di me la trovo migliore rispetto al precedente: non resta intatto dopo un pasto (non oleoso) e non è la formula più duratura che ho provato, ma resiste (circa 4h?) comunque meglio di Lolita e mi inizia a cedere dopo ore a livello del famoso accumulo di prodotto al centro delle labbra, che in questo caso un po' si verifica.

(Forse alla milionesima volta in cui riesco a inserire la parola Lolita in un unico post vinco un premio)

swatches & dupes!
Kat Von D Lolita II liquid Lipstick dupes swatch

Lolita II è più aranciato rispetto a Gemini di Jeffree Star e MILF di Mulac che contengono più rosa. È più caldo e profondo della matita Walkyrie di NARS, che è uno dei miei prodotti preferiti di sempre. Gingersnap di Beauty Bakery è più aranciato e Ginger di Kylie Jenner è più scuro e contiene più marrone.
(PS: ho lasciato fuori tutti quei colori come Riot di Lime Crime e simili perché molto diversi e più rosati)


Kat Von D Lolita Studded Lipstick
Kat Von D Lolita Studded Lipstick swatch

Cambio di prodotto! Passiamo agli Studded Lipsticks, cioè ai rossetti in stick di Kat Von D.
Tanto odiati all'inizio da molte e riformulati un paio di anni fa. Ne esistono diversi finish (matte, shimmer, metallici) ma il colore Lolita è matte - anche perché se fosse stato metallico non ce l'avrei proprio fatta e sarebbe rimasto nei magazzini di Sephora España.
Comunque, dicevamo, dopo la riformulazione le recensioni di questi rossetti sono decisamente migliorate ma confesso d'averlo acquistato a scatola chiusa tenendo le dita incrociate.

Anche Lolita in stick è tutto un altro colore rispetto al Lolita rossetto liquido e viene descritto in italiano come "rosa cipria" (errr nope!) e in inglese come "dusty rose", che a mio avviso rende meglio l'idea. Nel senso che non ha nulla di rosa cipria per come lo intendiamo comunemente ma è piuttosto un rosato spento - sebbene da indossato mantenga la sua percentuale di brillantezza - che contiene un buon bilanciamento tra componenti rosse e terracotta.
Se anche voi grazie al vostro incarnato potreste fare le comparse reali in un episodio dei Simpsons (qua la mano!) e al solo sentire la parola "rosa" avete indietreggiato, fermi tutti.
Perché la tonalità di Lolita in stick di freddo non ha praticamente nulla e la vedo funzionare benissimo anche sulle carnagioni calde e con sottotoni gialli.

Per la formula, dicevo, l'ho acquistato incrociando le dita e deve aver funzionato perché alla fine mi ritrovo con un rossetto che mi piace molto. All'inizio la formula non mi esaltava particolarmente ma, usandolo nel tempo, mi ha pienamente convinta.
La texture è sottile e in un certo senso cerosa: se avete presente i matte di Mulac, quelli sono più "spessi" e duri da stendere; se avete presente i Retromatte di Mac, quelli sono "cerosi" e sottili in modo simile ma sono più duri da stendere; se avete presente i Matte di Mac, quelli sono meno cerosi, più cremosi e visivamente "meno matte" rispetto a Lolita. Non essendo cremoso è necessario passare lo stick un paio di volte per avere un bel colore pieno ma, per essere tanto opaca, la texture è anche scorrevole e l'essere sottile lo rende elastico e per me molto confortevole - oltre che bello a vedersi senza grandi rischi di labbra effetto carta crespa. All'inizio lo percepisco se premo le labbra tra loro (avete presente il leggerissimo sentore di "appiccicoso" - termine che rende male l'idea ma non me ne viene in mente uno migliore - di ceroso dei Retromatte di Mac che non saprei come altrimenti descrivere? Che poi si assesta e svanisce? Ecco, una cosa simile) ma mi resta morbido e confortevole col passare delle ore. Ah sì! Su di me dura ore e ore (tipo un pomeriggio intero) e resiste in modo carino (ma come parlo) ai pasti, richiedendo un ritocco minimo.

swatches & dupes!
Kat Von D Lolita Studded Lipstick dupes swatch

Facendo i confronti con Lolita in stick mi sono resa conto che dovrei smetterla di guardare rossetti con queste tonalità, tra l'altro, perché non mi aspettavo di ritrovarmi con colori tanto simili. Okay.
Comunque.
Closer di Nabla è più rosa e più chiaro, Richard di Tom Ford e Smoked Almond di MAC sono più soft e hanno una componente di rosso inferiore, Bond Girl di Charlotte Tilbury (nonché uno dei miei rossetti della vita) è un po' più freddo e leggermente più spento.
(Mi sto immaginando le risate che si staranno facendo molti in questo momento dandomi della visionaria che trova differenze in quelli che sono rossetti identici)
(Non lo sono! Sono solo simili! Lo giuro, Vostro Onore!)



* * * * *
Cosa, dove, quando, a quanto?
Lolita e Lolita II sono due Everlasting Liquid Lipsticks, cioè i rossetti liquidi della linea di Kat Von D. Contengono 6,6ml di prodotto. In Italia sono in vendita esclusivamente da qui da Sephora al prezzo di 19,90€.
Lolita Studded Lipstick è invece parte dei rossetti in stick di Kat Von D. Contiene 3g di prodotti. In vendita solo da Sephora online e negli store per 19,90€.
Tutti i prodotti Kat Von D sono vegan friendly.

* * * * *


E siamo giunti alla fine di questo secondo post su Kat Von D. Prossimamente arriveranno anche quelli sui suoi rossetti nude, quelli rosa e fucsia e quelli scuri scurissimi - e vista la lunghezza di questo post che ne conteneva solo 3, mi rendo conto che l'idea di aprirne uno con 10 rossetti possa suonare più come una minaccia.

Nel frattempo avete già acquistato qualcosa di KVD da Sephora?
Come vi state trovando?

I link al negozio online di Sephora sono affiliati. Se con vostri eventuali acquisti preferite non supportare Dottedaround fateli tramite link non affiliato: www.sephora.it

Otello alle amarene di E.Knam

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torta otello amarene di knam

Il Di Domenica di oggi è un tripudio di cioccolato eppure non stucchevole né pesante.
Non ricordo bene come sono venuta a conoscenza di questa ricetta in una serata di inverno, ma l'abbinamento delle amarene al cioccolato deve aver fatto click con qualche ricordo d'infanzia.
Freud avrebbe molto da dire sul valore simbolico che ciliegie, amarene e marasche hanno nella mia vita a partire dai tempi dell'asilo e dei simboli ricamati sui propri oggetti personali, ma divagheremmo troppo e credo che giustamente tutto ciò interesserebbe a ben pochi.
Quindi, dicevamo.
Se vi piacciono le amarene, il cioccolato e non vi dispiace nemmeno il sapore del caffè (che io non bevo, ma qui ho barato e l'ho usato decaffeinato) dovete provare questo dolce.
Dico davvero, dovete proprio.
Pochi dolci così semplici, che potremmo catalogare tra i file "da merenda", mi hanno colpita a tal punto.

La ricetta originale è di Ernst Knam, pasticciere che apprezzo moltissimo, e come tante sue ricette divulgate ha la caratteristica di essere...semplice. Mousse a parte, moltissime torte di Knam appartengono invero ad un'idea di pasticceria che resta molto lontana da quella attuale di pasticceria francese e tendono ad essere così, con poche preparazioni per volta che puntano tutto sulla semplicità e che ti portano anche ad afferrare un cucchiaio e dire in uno slancio di autostima: "posso farcela!".
Perché è pure vero.

torta otello amarene di knam

Questa torta sembra essere piaciuta molto anche a Viola.
Che nei miei 3 secondi di distrazione ha fatto in tempo a mettere le zampe sulla credenza e darle tre morsi fulminei talmente grandi da mangiarne metà.
Prendendola con filosofia è stato molto comico per un minuto. S'è riso molto meno quando si è trattato di chiamare la clinica veterinaria di turno alle dieci di sera per sapere se era il caso di andare in panico e correre da loro come misura preventiva o se potevamo dormire sereni.
[È andato tutto bene, Viola non ha avuto alcun problema perché è un cane di taglia grande e l'intossicazione da cioccolato avviene qualora si superi una determinato rapporto quantità/peso, ma do not try this at home! con nessun cane perché la teobromina contenuta nel cacao per loro resta tossica, senza contare il boom di zuccheri]

Comunque, oltre al riscontro positivo di Viola c'è stato anche il mio e quello di svariati ospiti, che l'hanno definita una sorta "di Mon Cheri col caffè al posto del liquore".
L'Otello di Knam è un dolce estremamente fondente ma non eccessivamente dolce. L'amaro del cioccolato e del caffè ne stempera decisamente la dolcezza, tanto che ho preferito seguire il consiglio di altre persone che l'hanno provato e che hanno aumentato la dose di zucchero e ridotto quella dei due ingredienti precedenti.
Per consistenza si scioglie praticamente in bocca e quando si incontra un'amarena, si vola.
O almeno, io volo.
(E pure Viola, se volete avere un'opinione più autorevole, ricordiamolo)

La ricetta originale parla di stampo da plumcake, ma è una torta che a mio avviso rende esteticamente meglio in uno stampo da ciambella. Resta un dolce dall'aspetto vagamente rustico, ma a seconda dello stampo utilizzato può passare da "merenda" a "post cena con ospiti"; magari decorandola con fiori eduli e qualche frammento di foglia d'oro qua e là e offrendola con posate dorate. Aww.
(Mi sto fissando così tanto coi fiori eduli che sono a tanto così dal piantarli nei vasi, ben sapendo che detengo il record mondiale di pollice nero. Tipo Re Mida ma con la sfiga per le piante).
Quello che ho preferito usare io, dopo un primo risultato parecchio brutto con la forma da plumcake, è uno stampo Nordic Ware. È tra i miei preferiti e trovo riesca a dare un quid in più anche ad un comunissimo ciambellone all'acqua. Sono stampi che costano da capottarsi dalla sedia, non si può negare, ma se siete amanti della cucina dolce valgono ogni centesimo considerando che cuociono in un modo superlativo ed imprimono splendidamente la forma sull'impasto senza farlo attaccare.
Tanto che nella mia lista dei desideri vi è entrato anche questo.
(Nota: a proposito di stampi, per questo dolce sconsiglierei l'uso di stampi in silicone. L'impasto è molto friabile e c'è il rischio che premendo durante la rimozione si rompa in più parti)

La ricetta è semplice, non prevede planetarie, frullatori, montaggi a neve e riti scaramantici.
Solo un paio di casseruole, una ciotola e un cucchiaio di legno. Olé.
È anche descritto il procedimento per la glassa da versare sopra e, nel caso si voglia presentarla e non mangiarla solo come dolce per la merenda in solitaria, consiglio vivamente di non saltare quello step: l'impasto, come detto prima, tende ad essere friabile e la glassa rappresa aiuta a mantenere più compatta la superficie del dolce e ne permette un taglio preciso, senza rompere una fetta in tre pezzi.

(Tra parentesi accanto agli ingredienti, le modifiche che ho apportato alle quantità originarie.
Come sempre i derivati del latte che ho utilizzato io sono senza lattosio ma questo non compromette il risultato finale, nel caso anche qualcuno di voi abbia problemi con questo zucchero del dimonio)


Otello alle amarene di Knam
Autore: Ernst Knam
Libro: L'Arte del Dolce

Occorrente:
Stampo da ciambella da 20/22cm o da plumcake

Ingredienti:

● 250g di ganache al cioccolato (125g di panna + 190g cioccolato fondente)
● 75g di burro fuso + q.b. per imburrare lo stampo
● 2 uova
● 175g di farina 00
● 190g di zucchero (220g)
● 125g di yogurt bianco

● 75g di cacao amaro (60g) + q.b. per lo stampo
● 50g di caffè solubile in polvere (30g abbondanti e decaffeinato)

● 4g di lievito in polvere (8g)
● 25ml di caffè espresso (io ho preferito il decaffeinato)
● 200g di amarene sciroppate 
● un pizzico di sale

Ingredienti per la glassa:
● 75g di cioccolato fondente
● 50g di panna liquida
● 15ml di liquore al caffè o di sciroppo d'amarena

Che ci faccio?
1.La prima cosa da fare è pesare le amarene e scolarle bene dal loro sciroppo. Tenere da parte. Preparare i 25ml di caffè.
2. Preparare poi la ganache. Tritare finemente il cioccolato fondente con un coltello. Versare la panna in una casseruola e portare ad ebollizione su fiamma bassa. Togliere dal fuoco e aggiungere poi il cioccolato. Aspettare un paio di minuti prima di utilizzare un cucchiaio e mescolare il cioccolato, che si scioglierà e dovrà essere perfettamente incorporato alla panna per creare un composto omogeneo. Pesare 250g di ganache e mettere da parte (e  assaggiare pure il resto con espressione paradisiaca).
2. Far fondere il burro. Sbattere leggermente le uova con una forchetta. Preriscaldare il forno a 160°C.
3. In una ciotola capiente unire la ganache, il burro fuso, le uova un po' sbattute, lo yogurt e lo zucchero. Mescolare fino a composto omogeneo.
4. Unirvi la farina, il lievito ed il cacao precedentemente setacciati. Aggiungere anche i 25ml di caffè e il pizzico di sale. Mescolare fino a composto omogeneo. Unire le amarene ben scolate.
6. Imburrare lo stampo e cospargerlo di cacao in polvere. Versarvi l'impasto. Infornare per 40-50min.
7. A cottura ultimata far raffreddare il dolce per circa un'ora prima di sformarlo capovolgendolo.
8. Preparare la glassa. Mettere assieme il cioccolato a pezzi e la panna in una pentola e cuocere a bagnomaria fino allo scioglimento del cioccolato. Aggiungere il liquore o lo sciroppo e mescolare. Versare sul dolce e riporlo in frigo per far solidificare la glassa.


Se siete giunti fino a qui, vi offro come sempre un the virtuale.
Io ne vado matta ma se la provate anche voi fatemi sapere le vostre impressioni!

torta otello amarene di knam
I link ad Amazon contenuti nel post sono affiliati. Cosa vuol dire? Clicca qui per il disclaimer.

Nabla Goa, Perfect Day, Bohème, Reverse lipsticks

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nabla freedomination rossetti diva crime
*PR Sample

Colori antitetici in un packaging lilla ad edizione limitata (ma solo il packaging, perché i rossetti saranno permanenti!). Sono i 4 nuovi rossetti Diva Crime di Nabla, parte della collezione estiva Freedomination, fondata su tonalità prevalentemente a base fredda ma con qualche prodotto più caldo che vi si contrappone.

I Diva Crime sono i rossetti cremosi di Nabla, dal finish opaco.
Per la maggior parte dei colori, la loro texture è molto cremosa, scorrevolissima e deposita il colore praticamente da sola, tanto da farti pensare subito che "non durerà mai più di mezz'ora". Invece durano, perché man mano si assestano fino a fissarsi, ad aggrapparsi alle labbra perdendo la componente cremosa. Su di me inoltre non sbavano né si spostano, ma trovo che al contempo siano estremamente confortevoli: quasi non li sento sulle labbra e sono quei pochi rossetti iper pigmentati in una passata che riesco ad utilizzare anche quando ho le labbra davvero disidratate (un altro esempio sono gli Audacious di Nars).
Sebbene la durata sia nella media alta dei miei standard, non sono rossetti che scelgo quando so che il colore dovrà restare perfetto il più a lungo possibile, ma li scelgo quando ricerco piuttosto il comfort (o comunque un buon compromesso tra comfort e durata).
Il finish diventa opaco solamente una volta che il rossetto si assesta, ma se siete fan dei rossetti matte (super matte) tipo Mulac o Retromatte di Mac, c'è da tenere a mente che i Diva Crime danno un risultato meno opaco e potrebbero non rientrare nei vostri gusti.

Questo era il sunto, ma per ulteriori dettagli sui Diva Crime vi rimando a questo post.

nabla freedomination swatch rossetti diva crime

Swatches su NC15. Autunno Profondo in Armocromia.
Fondotinta: Armani Luminous Silk  n°2
Blush: Nabla Habana, Happytude, Beloved
Photoshop su: dermatite ai lati delle labbra

Nabla Goa
nabla goa swatch rossetto diva crime

Terracotta metallizzato rosato.
Goa ai miei occhi è più un marrone, che vira però sfumatura grazie al riflesso rosa metallico.
È un bellissimo colore nel suo insieme, che per me ha solo un difetto e chi segue queste pagine da tempo forse l'avrà già intuito: ha un finish metallico. Ed io ho un problema con questo nuovo trend cosmetico, che non riesco proprio a farmi piacere (eresia, BOOM!).
Lo so, ma che vogliamo farci, ognuno ha i suoi difetti e i suoi lati oscuri e l'idiosincrasia per le labbra metalliche, per il contouring spinto e per l'illuminante a badilate rientra tra i miei.
Ammetto che un colore simile (così come i rossi metallici) abbiano un loro perché, ma non riesco a vederli bene sul mio viso; è come ci fosse qualcosa di "troppo" nell'insieme anche quando sono praticamente struccata. La componente metallica obiettivamente è leggera anche se appare più visibile col passare delle ore. È un po' più metallico di Candy Cane di Mulac (su cui riponevo grandi speranze ma col quale sono uscita di casa qualcosa come 2 volte perché per me è ancora troppo), quindi se voi non siete complessate come la sottoscritta non credo possa darvi visivamente fastidio, tutt'altro.
Forse prima o poi mi abituerò a questo brillìo o forse no. Chi può dirlo.
Nel frattempo invece possiamo dire che la sua texture è un po' diversa dagli altri Diva Crime in quanto è più ferma, scorre sempre facilmente ma è davvero poco (o per niente) scivoloso rispetto agli altri non metallici. Col passare delle ore lo sento un po' meno confortevole, ma nulla di tremendo.
Mentre scrivo ce l'ho addosso da più di 7 ore (!) e nonostante un mango, dei cracker, un panino, succo di frutta, pollo fritto e verdura cotta e condita è ancora lì, più metallico di prima (argh) ma incredibilmente presentabile. Credo anzi che sia il Diva Crime che mi sta durando di più in assoluto.

nabla goa swatch rossetto diva crime

Non ho nulla di simile per finish ma, come colore, quello che si avvicina maggiormente fra tutti i miei rossetti è Birkin Brown di Charlotte Tilbury (che purtroppo in quanto a formula amo meno degli altri suoi Matte Revolution). La Pastello labbra Confusion di Neve è più terracotta.


Nabla Bohème
nabla boheme swatch rossetto diva crime

Malva rosato.
La formula di Bohème rientra nella descrizione generale dei Diva Crime e quindi mi focalizzerei essenzialmente sul colore.
So che quanto sto per dire va contro ogni regola cromatica ma la verità è che i malva come Bohème mi piacciono tantissimo anche su una carnagione simpsoniana come la mia. Ecco.
Sulla carta non hanno nessuna caratteristica che faccia presagire qualcosa di diverso da un risultato fallimentare e tremendo, ma nella pratica reale, nonostante si tratti di colori assolutamente freddi, mi piacciono parecchio. Bohème non fa eccezione e rientra tra i malva che riesco a portare magno cum gaudio. In quanto a freddezza di base è al mio limite, ma resta ancora entro i territori dello sfruttabile (per una carnagione come la mia, dico).

nabla boheme swatch rossetto diva crime

La prima comparazione che mi è venuta in mente è stata con Queen di Mulac, fatta di corsa su 1 cm della mano, e lì per lì mi sembravano praticamente identici. Ad un confronto con più calma (e spazio) però, devo ammettere che (su di me) non è poi così identico. La famiglia cromatica è comunque quella e tra i vari rossetti nel mio cassetto è quello che più gli assomiglia.
Mehr di Mac - che assomiglia ad Ombre Rose di Nabla - è molto meno freddo. Viva Glam II di Mac molto meno rosa, così come Rock'n'Nude di Nabla. Hot Chocolate di Mac non ho ancora ben capito cosa ci faccia lì.


Il dietro le quinte. L'intermezzo.
River Island embroidered top
Casetify phone case con un cugino di Viola


Nabla Reverse
nabla reverse swatch rossetto diva crime

Lilla grigio.
Credo che se Viola percepisse i colori come l'occhio umano probabilmente sarebbe scappata via vedendomi con Reverse. E non l'avrei potuta biasimare.
La descrizione di lilla grigio che ne fa Nabla è assolutamente calzante.
Per me Reverse è infatti più di un lilla perché ha una componente grigia davvero spiccata.
Ovviamente litiga tantissimo con la mia carnagione, ma per un colore simile credo che più di tutto serva lo stile adatto (che io non ho).
All'inizio l'ho guardato con malcelato sospetto e perplessità.
Poi, la visione.

Il colore su di me potrebbe spaventare i bambini della scuola qui vicino e okay, ma ha iniziato a farmi ridere, così, all'improvviso, come i pazzi, dall'istante in cui sono stata colta da un'illuminazione demenziale e l'ho abbinato al filtro Snapchat.
Quello che vi tatua anche l'arcobaleno sulla guancia.
Quello che rende la faccia come una tredicenne in un manga.
Quello che usa lei per fare la parte di Graziella.
Quindi siamo passati dal terrore al buonumore.
Sarà pur sempre importabile per me ma è comunque un passo avanti, povero Reverse.
Almeno ora mi fa pure simpatia.

La formula di Reverse la sento un po' più salda rispetto alla media dei Diva Crime mentre la durata mi sembra inferiore, alla media dei Diva Crime. È comunque un colore omogeneo al 98% (va costruito con un paio di passate) e non me lo sarei aspettato considerata la quantità di bianco al suo interno, perché i colori molto scuri oppure con molto bianco sono quelli più tremendi da realizzare con una formula quantomeno carina. Consiglio di fare uno scrub alle labbra prima di applicarlo perché, per forza di cose, tende ad enfatizzare le imperfezioni delle labbra più di altri colori, sebbene tra i rossetti "pastello" sia tra i meno esigenti che ho avuto modo di provare.

nabla reverse swatch rossetto diva crime

Non ho davvero nulla di simile, quindi l'ho paragonato a dei prodotti labbra che virano al lilla per avere un confronto che dia un'idea della quantità di blu contenuta in Reverse.


Nabla Perfect Day
nabla perfect day swatch rossetto diva crime

Torta Red Velvet.
La formula di Perfect Day rientra nella media dei Diva Crime, per cui anche in questo caso correrei di volata a parlare del colore.
Perché è stupendo.

Lo so, non sarà il massimo per una blogger mostrare eccessivo entusiasmo verso un prodotto ricevuto, ma qui sarei una blogghèrfalza se non dicessi che per me è stupendo. Anzi, s t u p e n d o.
E ancora mi trattengo perché in realtà vorrei scriverlo col caps lock attivo e farlo seguire da una sfilza numerosa di punti esclamativi intervallati da qualche 1.
Paradossalmente, sia dalla descrizione che una volta visto dal vivo nel suo stick, non ci avrei scommesso moltissimo. Mi sembrava un colore molto molto carino, ma senza un quid in più. Un rosso come tanti.
Poi l'ho provato.

Praticamente da quando mi è arrivato non sto mettendo altro per uscire (non è vero, sto usando felicemente anche Bohème, ma Perfect Day ancor di più).
Il fatto è che indossato appare proprio come un rosso con, appunto, quel quid in più.
Non è un rosso pieno ma gli vedo una componente ben bilanciata tra il rosa e una leggera punta calda. Il che mi fa pensare che, verosimilmente, varierà tanto in base alla persona.
Lo vedo come una sorta di rosso discreto, per chi vorrebbe iniziare a portare i rossi ma non si sente a suo agio con toni ad impatto come il classico rosso rubino o un Moulin Rouge. Ecco, Perfect Day potrebbe essere un buon punto di partenza.
Per me invece è una valida scelta per quei giorni, o occasioni, in cui vedrei bene il rossetto rosso ma il contesto non lo ritiene adatto: illumina il viso ma con un effetto generale comunque soft.

nabla perfect day swatch diva crime beverly milf rustic

Chula di Kat Von D è più caldo, Beverly di Nabla è più intenso e freddo, così come la Pastello labbra Status di Neve. MILF di Mulac e Riot sono meno brillanti. Rustic di Lime Crime è quello che più gli assomiglia, sebbene sia in versione liquida e non sia comunque identico al 100%.


* * * * *

Info:

I quattro Diva Crime fanno parte della collezione Freedomination e hanno un packaging lilla in edizione limitata. Tuttavia, i colori sono tutti permanenti ed entreranno a far parte della linea di Nabla col loro classico packaging argento. Contengono 4g di prodotto. Sono vegani.
È possibile acquistarli sul sito Nabla Cosmetics o presso rivenditori autorizzati.

* * * * *

Come si diceva su Instagram, di questi quattro Diva Crime due mi piacciono tantissimo, due...meno.
Arrivati fin qui credo sia inutile anche dire quali, ma non posso trattenermi e devo esplicitare una cosa: Perfect Day è il mio preferito. Ecco.

Voi ne avete acquistato qualcuno?
Siete state rapite dall'effetto metallico dei rossetti?

nabla freedomination rossetto diva crime

I prodotti del post mi sono stati inviati dall'azienda a scopo valutativo. Non vengo pagata per questo post. Nessuno ha direzionato le mie opinioni e quanto scritto, frutto della mia sincera esperienza personale e, come tale, soggettiva. Il post presenza alcuni link affiliati.

Mango & lime frozen yogurt

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Con calma, dopo il resto del mondo arrivo anch'io.
Perché la scoperta alimentare di quest'anno per me infatti è il mango.
Da quando l'ho provato un mese fa, lo ricerco al supermercato ogni settimana e ne mangerei etti su etti (questo detto da una fan poco accanita della frutta) e così qualche giorno fa ho provato a farne anche un gelato.
O meglio, un frozen yogurt senza lattosio e senza l'utilizzo della gelateria!

Non sono una persona particolarmente avventurosa quando si tratta di ingredienti che non conosco e non ho mai provato prima. E quest'anno mi sono imposta di esserlo.
Tra gli scaffali del supermercato ho così scoperto un nuovo mondo fatto di topinambur, dragon fruit, papaya, passion fruit e mango. Mi mancano le carrube e i platani e poi credo che la lista sia completa; almeno per quanto di nuovo offre il supermercato di fiducia.
Comunque, tra tutto ciò, la mia scoperta alimentare preferita è stata appunto il mango; frutto esotico, il cui sapore mi ricorda un mix tra la pesca e l'ananas, dalla polpa consistente quanto le pesche poco mature (che amo).

Un post condiviso da Alessandra (@laale) in data:

Di ricette sui frozen yogurt al mango ce ne sono tantissime ma, dopo un primo tentativo fallimentare in cui più che gelato il mango era diventato un blocco di ghiaccio da scalfire col martello pneumatico, stavolta ho deciso di seguire la versione di Gemma di Bigger Bolder Baking  (se non la seguite, vi consiglio vivamente di dare un'occhiata al suo canale di cucina!).
Il risultato è stato tutto un altro pianeta.

Le foto non sono il massimo perché purtroppo ho tirato fuori il contenitore dal congelatore e me ne sono ricordata solo un'ora dopo, quando il gelato iniziava ad essere già metà sciolto (succede quando si è molto intelligenti e vigili) ma il gusto vale la pena, se piace il mango.
Dà il meglio di sé quando preparato e riposto in freezer per un paio d'ore, ma può essere consumato anche nei giorni seguenti a patto di tirarlo fuori dal congelatore circa 15 min prima.
È una merenda fresca, leggera e, nel caso curiate l'alimentazione più di me, è anche salutare per l'aggiunta di pochi zuccheri non raffinati, come il miele o sciroppo d'agave (io preferisco il secondo in ricette di questo tipo perché trovo abbia un sapore più neutro).

Lo yogurt che ho utilizzato è quello greco senza lattosio, ma è possibile usare anche quello normale o di soia.



Mango frozen yogurt
Autore: biggerbolderbaking

Occorrente:
 Frullatore

Ingredienti:

● 280g di mango congelato e tagliato a cubetti
● 60g di yogurt (nel mio caso, greco senza lattosio)
● 2 cucchiai pieni di miele o sciroppo d'agave
● succo di lime (oppure limone) a piacere cominciando con un solo cucchiaio

Che ci faccio?
1. Tagliare a cubetti il mango (ne serviranno 2) e metterlo in freezer fino al congelamento.
2. Inserire tutti gli ingredienti nel frullatore e azionarlo fino ad ottenere un composto omogeneo. A piacere, alla fine del procedimento è possibile aggiungere anche dei cubetti interi di mango.
3. Aggiustare la quantità di succo di limone o lime a piacere
4. Opzionale, l'aggiunta di una parte della buccia del lime (io ho evitato non avendoli biologici) e mescolare con un cucchiaio o una spatola.
5. Mettere il frozen yogurt in un contenitore chiuso e riporre in freezer per un paio d'ore.


► Per consumarlo in una giornata successiva e porzionarlo, tirarlo fuori dal freezer 15-20min prima di servire
► Avendo usato dello yogurt greco non zuccherato io ho preferito aggiungere anche un cucchiaino di zucchero
► I cucchiai pieni di miele o sciroppo d'agave sono fondamentali, perché la presenza dello zucchero in forma liquida aiuta il frozen yogurt a scongelarsi in tempi brevi e gli impedirà di cristallizzarsi diventando un blocco di ghiaccio
► Con la stessa ricetta è possibile anche fare dei popsicles (tipo ghiaccioli), da poter consumare appena tolti dal freezer senza attesa



E voi, avete una recente ossessione culinaria?

Buona pausa!

Neve Bohemian Romance & Amber Wonderland palette

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Neve Cosmetics palette amber wonderland e bohemian romance cialda party

Amanti dei toni caldi da una parte, fan dei toni più freddi dall'altra.
Due palette (bundle) in edizione limitata ideate da Neve Cosmetics per cercare di accontentare entrambe le fazioni.
Inutile dirvi in quale delle due io sia iscritta, sia stata un membro onorario a rotazione e abbia terminato anche la terza tessera punti, ma ciò nonostante anche nella Bohemian Romance ho trovato cialde facili da usare (anzi, contiene due tra i miei ombretti preferiti di sempre di Neve Cosmetics).
L'idea di Neve è stata quella di creare delle palette (bundle) che potessero essere complete; da inserire in valigia da sole e potervi realizzare un trucco completo, con tanto di blush.
Opinioni? Swatch? Pareri? Perché ripeto "bundle" come fosse una congiunzione?


Dico bundle a ripetizione in modo noiosissimo perché la verità è che la Bohemian Romance e la Amber Wonderland non nascono come palette precostituite ma appunto come bundle, dei set, inseriti nell'offerta Cialda Summer di Neve che prevede la spedizione a 1€ e lo sconto del 20% su tutte le cialde (ombretti, blush, bronzer...) ed anche di più in caso si acquisti il set di queste 10 cialde.
Vale la pena specificare che quello che arriva non è una palette precomposta ma 10 cialde singole nella loro confezione, da spacchettare e inserire nella palette vuota con la disposizione che più si preferisce.

Quindi la brutta notizia è che queste due palette sono a edizione limitata.
La bella notizia è che tutte le cialde sono permanenti e acquistabili singolarmente.
Non è presente nessun nuovo colore in esclusiva e se avete già una delle palette precomposte di Neve (Duochrome, Blushissimi, Elegantissimi, Scurissimi o Chiarissimi) qualche ombretto vi suonerà familiare, ma in caso non abbiate mai provato gli ombretti di Neve e vi innamoriate della maggior parte dei colori di un set, può essere un'idea per provarli partendo in quarta.

In generale, entrambi i bundle contengono un mix di ombretti opachi e shimmer e due blush (sfruttabili comunque come ombretti, a mio avviso soprattutto come colori di transizione).


Neve Bohemian Romance bundle
Neve Cosmetics ombretti Bohemian romance cialda party
Newton, Lithium, Robot, Veleno, Black Sheep
Wow, Calm, Nowhere, Fiori D'Ombra, Mela Stregata
Newton: ha una base bianco-trasparente con dei bei riflessi rosa freddo che diventano visibili in base alla luce che colpisce l'ombretto. La pigmentazione è medio-alta e permette comunque di sfruttare Newton anche sul viso: io vado più sul classico, ma se voi amate l'idea di illuminanti dai riflessi colorati, come quelli della palette Moonchild di Anastasia Beverly Hills, allora la cangianza lilla di Newton potrebbe piacervi anche sullo zigomo. L'unica remora che nutro nei suoi confronti è che la mia cialda tende a "sigillarsi" in fretta. Avete presente quando su un ombretto si forma quella patina liscia che costringe a raschiare la superficie per poter prelevare bene il prodotto? (Gli ombretti MAC dello store si stanno sentendo chiamati in causa, lo so). Quella che si forma su alcuni ombretti a causa del contatto con sostanze oleose, come un pennello usato per il correttore o i polpastrelli delle dita? Ecco.
Ancora non capisco perché mi succeda con Newton ma nel caso, non consiglio di swatcharlo più volte con le dita né di prelevarlo con pennelli magari utilizzati per stendere prima la base occhi. Nell'eventualità si rimedia raschiando leggermente la cialda, ma meglio prevenire questo piccolo spreco di prodotto.

Lithium: un color argento nel quale io vedo una sorta di base taupe. Sarà l'età che avanza? Sarà che non vedo un oculista da anni? Può essere! Però lo ritengo un argento non pieno e quindi (per i miei standard di incarnato simpsoniano) più facile da sfruttare. Se avete presente toni come Frozen di Nabla, ad esempio, Lithium è meno freddo, meno argento. La texture è morbida e burrosa e la pigmentazione è ben presente, così come la sfumabilità.

Robot: color taupe, opaco, sfumabile, ben pigmentato. Uno di quei toni che magari non ti dicono nulla ma che in realtà sono parecchio utili quando si tratta di sfumature e colori di transizione.

Veleno: Eh vabbè, qui sono di parte perché Veleno è nella mia top 3 personale degli ombretti Neve. Un duochrome (parte dell'omonima palette) pigmentato, sfumabile e aggiungo pure bellissimo. Ecco. Non deve trarre però in inganno il colore della cialda, perché Veleno non è un verde smeraldo ma una base marrone tabacco coi riflessi verdi. Si notano, ma non sono talmente visibili da catalizzare sulla palpebra tutta l'attenzione del vostro interlocutore e per me non è un difetto (penso a duochrome come il pigmento Blue Brown di MAC ad esempio; bellissimo ma così intenso da faticare a sfruttarlo facilmente nel mio quotidiano). Veleno invece può essere enfatizzato, se applicato bagnato, o essere usato così com'è dai pigri come la sottoscritta: è uno di quegli ombretti che a volte utilizzo per uno smokey velocissimo sfumato in nulla e da solo crea l'effetto di tre colori.

Black sheep: il classico nero opaco. È molto intenso nello swatch ma facile da gestire perché, di fatto, non lo trovo estremamente intenso una volta sugli occhi. Io amo i neri intensissimi come l'inchiostro - il vecchio 88 di Kiko, il nero della Tartelette di Tarte etc. - e Black Sheep non rientra in questa descrizione, ma c'è da dire che sono neri sicuramente meno immediati, meno facili da dosare e spesso anche da sfumare bene. Black Sheep è un nero di più veloce utilizzo; meno indicato per uno smokey nero forse, ma adatto a scurire bene un makeup.

Neve Cosmetics ombretti Bohemian romance swatch cialda
Neve Cosmetics Newton, Lithium, Robot, Veleno, Black Sheep, Wow, Calm, Nowhere, Fiori D'Ombra, Mela Stregata

Wow: Sebbene un rosa con (parecchi) riflessi azzurri non sia il colore che più mi dona nell'universo, devo dire che la texture di Wow è bellissima. Morbida, setosa, quasi burrosa, pigmentata. Si sfuma benissimo quando applicato da solo ma risulta visibile anche come una specie di topper su altri ombretti.

Calm: Non è un ombretto ma un blush e l'idea di introdurre uno (due) blush in una palette che vorrebbe essere completa per me è un grandissimo SÌ. Sia perché rende là palette effettivamente versatile in caso di spostamento da casa, sia perché porta a sfruttare i blush come ombretti. Quasi qualunque blush (occhio ai pigmenti rossi e fucsia) può ovviamente essere usato come colore di transizione sulla palpebra, ma io che sono pigra non lo faccio mai perché non li ho a portata di mano. Qui, invece, sì. Per quanto riguarda Calm nel dettaglio, è un rosato che vedo più neutro che freddo. La pigmentazione è ovviamente diversa da quella di un ombretto e infatti è modulabile (lo vedo bene su carnagioni chiare o medio-chiare al massimo).

Nowhere: il secondo blush della palette e vale tutto quello che si è appena detto per Calm, con la differenza che Nowhere è un una sorta di beige-pesca, a mio avviso, estremamente versatile. Sia inteso come blush (lo vedo funzionare bene su una miriade di makeup) che come tono di transizione per svariati trucchi.

Fiori d'ombra: Sdeng! La nota dolente. E lo dico a malincuore perché il colore non è bello, dippiù. Swatchato sul braccio non mi dava nessun problema, ma quando si è trattato di utilizzarlo sugli occhi ho iniziato un po' a litigarci. Non so se sia un problema della mia cialda, ma col pennello fatico a farla scrivere bene e in generale ad aderire alla palpebra. Con un primer migliora un po', ma dopo un paio d'ore è come se svanisse. Sigh.
Se l'avete provato fatemi sapere se avete lo stesso problema o se è un problema isolato della mia cialda (o della mia palpebra, anche). Ah, è parte della palette Scurissimi.

Mela stregata: Signore, risuonino pure i violini perché è il momento delle lodi. Se dovessi scegliere un ombretto di Neve da mettere sul primo posto del podio, se proprio fossi costretta a scegliere, ecco, credo proprio che sceglierei Mela Stregata. Scoperto all'uscita della (seconda edizione della) palette Duochrome e mai più trovato nulla di simile in commercio. Non fatevi fregare dal colore della cialda che lo fa apparire un verde scuro, perché in realtà è un amaranto con dei leggeri riflessi verdi. Se amate gli ombretti dai toni rossi o fucsia, potrebbe fare al caso vostro. La pigmentazione non è elevatissima e il colore va costruito, ma per me non è un problema e ne vale la pena. Come dicevo di Veleno, anche Mela Stregata tendo ad usarlo da solo in uno smokey-per-pigri ma di sicuro effetto (più volte mi è stato chiesto che ombretti avessi usato, invece era solo Mela Stregata sfumato in niente e applicato bagnato al centro della palpebra).



Neve Amber Wonderland bundle
Neve Cosmetics ombretti Amber Wonderland cialda party
Snob, Butterfly, California, Sunset, Fenice
Mezza Estate, Red Carpet, UFO, Espresso, Black Sheep

Snob: parte della palette Chiarissimi, è un bel colore oro chiaro e dall'effetto naturale nel caso in cui anche voi, come me, vi ritroviate un incarnato da Lisa Simpson. La texture è morbida e la pigmentazione è presente. Lo vedo bene come punto luce ma non mi è dispiaciuto nemmeno come illuminante, applicato sullo zigomo con mano leggera.

Butterfly: parte della palette Elegantissimi, è un colore neutro, un crema pigmentatissimo(-issimo!) e morbido. Un po' polveroso nella cialda, ma ne guadagna in pigmentazione (non noto fall-out di sorta e resta adeso alla palpebra). Rientra tra quei colori passepartout per una carnagione chiara, che io almeno mi ritrovo a sfruttare spesso, sia per uniformare la mia palpebra marrone (#palpebremarroni) e dare l'effetto di uno sguardo più aperto, sia per aiutarmi nelle sfumature. È da tenere a mente però che Butterfly è davvero pigmentato, quindi non solo basta toccare la cialda ma, se avete intenzione di utilizzarlo come base uniformante sopra il primer, è meglio utilizzarlo con mano leggerissima o gli ombretti successivi rischiano di aderire meno.

California: nasce come un bronzer chiaro nella palette Blushissimi, ma io lo vedo benissimo come blush caldo color biscotto e, anzi, lo sto usando soprattutto come colore di transizione sugli occhi. Essendo una polvere viso, la pigmentazione infatti non è altissima ma modulabile e questo lo rende estremamente facile da sfumare anche sulla palpebra.

Sunset: è invece un blush, sempre parte della Blushissimi, pesca aranciato e opaco. La pigmentazione è medio-alta ma vale tutto quanto si è già detto per gli altri blush.

Fenice: una meraviglia. Parte della seconda edizione della palette Duochrome, Fenice è una delle cialde qualitativamente migliori (direi eccezionale) di Neve. La texture è morbida, setosissima, quasi burrosa e la pigmentazione è altissima. Un color ruggine caldo e intenso. È il terzo ombretto della mia top 3 personale di Neve assieme a Veleno e Mela Stregata.

Neve Cosmetics ombretti swatch Amber Wonderland cialda party
Neve Cosmetics Snob, Butterfly, California, Sunset, Fenice, Mezza Estate, Red Carpet, UFO, Espresso, Black Sheep

Mezza Estate: duochrome, presente nell'omonima palette, pesca chiaro con riflessi rosati. È un ombretto morbido e pigmentato dove si nota bene la componente cangiante. Come per Newton, se siete amanti degli illuminanti colorati stile Moonchild di ABH, anche Mezza Estate può essere sfruttato con mano leggera sugli zigomi o come topper su un illuminante più neutro.

Red carpet: sugli ombretti rossi, vinaccia, amaranto, ciliegia potrei scriverne un intero post, partendo dalla loro scoperta ai tempi delle medie nei primi anni 2000 grazie ad una palette di Pupa (alzi la mano chi si ricorda l'angioletto azzurro a forma di sfera). Ma sto divagando. Il concetto è che a me queste tonalità di ombretto piacciono tantissimo. C'è da tenere a mente che l'effetto di questi toni tende molto spesso ad essere più ciliegia chiaro che rubino scuro, rispetto alla cialda, e anche Red Carpet non fa eccezione. È opaco, pigmentato e come rosso si sfuma comunque bene. La cialda appare un po' polverosa ma non l'effetto finale sull'occhio.

UFO: un borgogna luminoso. Per me bellissimo, ma questo ce lo aspettavamo tutti okay. È pigmentato, la texture è morbida e sfumabile.

Espresso: lo conosceranno già coloro che hanno la palette Elegantissimi. Un marrone scuro, intenso, opaco. Un po' polveroso nella cialda ma perché molto e dico molto pigmentato, tanto che consiglio di scrollare il pennello dopo averlo prelevato e andare con mano molto leggera per sfumarlo (comunque si sfuma bene).

Black sheep: rimando a quanto detto più sopra


* * * * *
Info
La palette Bohemian Romance e Amber Wonderland sono formate da un bundle di 10 cialde ciascuna ad un prezzo di 49€ per la prima e 48€ per la seconda anziché, rispettivamente, 57,50€ e 55,90€.
Sono un'edizione limitata pensata per la promozione Cialda Summer e disponibili solo fino a esaurimento scorte. Gli ombretti che le compongono sono però tutti parte della linea permanente e acquistabili singolarmente presso il sito Neve Cosmetics o i rivenditori autorizzati.
I prodotti Neve sono vegani e realizzati con ingredienti naturali.

* * * * *

La mia top 3 di Neve non è più un mistero, ma piuttosto, la vostra invece?
Se ne avete provati, quali sono gli ombretti Neve che preferite fra tutti?
Avete già fatto qualche acquisto durante la promozione?
(Gli affari miei, mai. Lo so).


Neve Cosmetics ombretti Amber Wonderland cialda party
Questo post è in collaborazione col brand ed è previsto un compenso per la sua realizzazione. Le opinioni espresse restano tuttavia mie e sincere, frutto di un'esperienza personale e soggettiva col prodotto; al solito.

Dusty pink velvet sandals

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Lo so, lo so.
Riesco a captare un leggero sentore di scontento che si fa via via più chiaro, sempre più definito, fino ad assumere una forma ben precisa che risuona perfettamente delineata e senza eco:
"Ma dove sono i maglioni di lana?"
Lo so.
Per molti l'estate è già finita e c'è voglia di maglioni, cappotti, sciarpe, the caldi, marroni, terracotta e color mostarda.
Ecco, io invece no. Eh no, ancora non mi rassegno.
Ogni anno lotto strenuamente per la causa "l'estate finisce solo quando tornano le temperature polari".
E per questo il post di oggi verte sulle scarpe utili per confondere le acque.
I sandali che in estate sembrano invernali ma che in inverno risulterebbero chiaramente estivi.
Insomma, quelli perfetti per questo periodo dell'anno (soprattutto perché sono in mega saldo).
(parentesi: amiche portatrici del numero più sfigato di sempre dopo il 34 e il 43 - e cioè il 35 - questa volta hanno pensato anche a noi)

Che sia inspiegabilmente diventata fan del rosa cipria e tonalità similari, con quella leggera punta di grigio, non è certo una novità e questo va abbinato alla ricerca di sandali estivi.
Basic, comodi, quindi non alti.
Potrebbe già suonare come un'impresa ma va aggiunto il Fattore Rarità che aumenta la difficoltà del livello.
Problema che, in particolare, chi ha un numero che viene prodotto in tiratura estremamente limitata capirà fin troppo bene.


("AHHH! Delle scarpe sul letto!" Sì, perché erano ancora nuove e mai messe)

Con immensa sorpresa, che definire immensa è ancora quasi eufemistico e non rende bene la mia espressione davanti ad un paio di sandali che calzano giusto, il merito è banalmente di H&M.
Per le portatrici di numeri tascabili, ora infatti produce anche il 35 (e il 42), ma ancor più sorprendente è che produce un vero 35. 
Non quei 36 travestiti da 35. 
Gaudio e giubilo nel regno (della mia testa).

Nonostante il prezzo li trovo pure comodi, complice la pianta morbida in finto velluto e il tacco largo e alto meno di 6cm, che può non piacere e quasi sicuramente Enzo Miccio mi prenderebbe a colpi di pashmina (o di tacco 12) ma okay. 
Il cinturino è regolabile e si incrocia ad X alla caviglia.
La pianta calza stretta ed è quindi un sandalo portabile anche da chi solitamente in modelli del genere ci esce sempre (I know the struggle); inoltre il cinturino aiuta a tenere fermo il piede.


Attualmente si trovano in saldo nei negozi o sul sito di H&M (24,99€ 11,99€).
Nel caso, tenete d'occhio le disponibilità perché da ieri a oggi è tornato il 35 (che non si trova nei negozi ma solo online) mentre sono esauriti altri numeri (che invece si trovano nei negozi).


Potremmo aprire una parentesi anche sulla borsa in bamboo o simil tale; che su Instagram ormai hanno pure gli account di cani e gatti ma che là fuori, per strada, nella dimensione senza filtri né corpi creati con Photoshop, invece mantiene ancora la sua particolarità.
È scomoda, stretta, da portare solo a mano e non potete infilare nel manico nemmeno il polso.
Ma è così bella e versatile che la ricomprerei altre dieci volte.


Alcuni link sono affiliati. Ma non quello di H&M.

Neve Cosmetics nuove Metamorfosi

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Nebbia Fissante. Nettare per labbra. Rugiada per makeup.
Un fissatore per il makeup, ma non solo. Un gloss per creare rossetti. Un mixing medium.
Non sono nomi che suonano nuovi agli scaffali di Neve, ma ritornano con tre nuove vesti ed una nuova formula (per il Nettare).
Chi segue il marchio Neve Cosmetics da anni se li ricorderà sicuramente nei loro packaging colorati ma vi confesso che, per quanto Nettare per Labbra e Rugiada per Makeup mi abbiano sempre un po' incuriosita, prima d'ora non avevo mai avuto occasione di provare nessuno dei tre (va da sé che quanto segue è solo una prima impressione nata dall'utilizzo di quest'ultimo periodo).

Rugiada per Makeup
Mixing medium e base per ombretto

Di Rugiada per Makeup in passato ho letto numerose review e parte di queste non erano particolarmente entusiaste; per usare un eufemismo. Quindi, per quell'insano senso di curiosità irrazionale che mi ha portata ad acquistare anche prodotti come la palette Subculture di Anastasia Beverly Hills nonostante l'ingente quantità di opinioni negative, ero molto curiosa di provare pure Rugiada.
Sarà che dopo averne letto più volte ero preparata al suo utilizzo.
Sarà che in queste cose subentra la soggettività.
Ma in tutta onestà non posso lamentarmene.
È una sorta di gel trasparente dalla consistenza semi liquida che viene descritto come un mixing medium e un primer per ombretti, ma personalmente lo preferisco per il primo scopo.
L'ho provato come primer (è necessario applicarne pochissimo) e dopo 3h il makeup era ancora lì senza dare alcun segno di cedimento strutturale nonostante la mia palpebra un po' difficile e non ho avuto problemi di sfumabilità, però non mi sembra che enfatizzi molto il colore e non sono certa di potermi allontanare così dal mio fidato primer siliconico super levigante.

Tutta un'altra cosa la diventa se usato come mixing medium, perché in quel caso gli ombretti li enfatizza eccome.
Ho provato ad utilizzarlo soprattutto con gli ombretti in cialda e la situazione funziona bene a patto di stendere una piccola goccia di Rugiada (che frase poetica), spargerla nella zona desiderata e aspettare qualche secondo, finché il prodotto diventa appiccicoso.
È in quel momento che va applicato l'ombretto, altrimenti nel giro di un minuto la base si asciugherà e creerà meno aderenza - menzione d'onore per i duochrome, che si vedono amplificare di molto i loro riflessi, ed anche per le texture glitterate.
Mettere l'ombretto quando Rugiada è ancora umida e collosa è fondamentale: più si asciuga, più perde collosità e meno enfatizzato sarà l'effetto del pigmento.
Un altro modo di utilizzarla è invece quello di mixarla direttamente ad ombretti in polvere libera, prima della loro applicazione, rendendoli semi liquidi (come in foto).
Un altro ancora è utilizzare lo stesso processo per creare degli eye-liner colorati.
(In foto, l'ombretto dorato è Versailles. Bellissimo anche da eyeliner).



Nettare per labbra
Gloss trattamento e mixing medium (nuova formula)

Il mio rapporto coi rossetti ormai lo conoscete e quindi è forse scontato specificare che Nettare per Labbra era il prodotto dei tre che più mi incuriosiva, anche ora che è stato riformulato.
L'idea di poter creare ogni volta un rossetto diverso non può che suonarmi bene, del resto.
È infatti possibile mescolare una goccia di Nettare, che ha una consistenza in gel più ferma rispetto a Rugiada, ad un pigmento in polvere [per alcuni marchi, assicuratevi che sia lip safe] e, in base alla quantità delle due componenti, si andrà ad ottenere un gloss colorato o la texture di un rossetto.
Le premesse quindi erano ottime ma mi sono scontrata presto con un piccolo problema: la maggior parte dei pigmenti e degli ombretti o blush in polvere libera contiene, abbastanza prevedibilmente, dei riflessi. Non è opaca.
E sapete che questa moda delle labbra metalliche o perlate non fa davvero per me.
Quindi fra tutte le polveri di Neve nel mio cassetto sono riuscita ad ottenere un risultato carino con l'ombretto Kensington Gardens, uno dei pochissimi opachi declinati in un colore che trovo bello anche per le labbra (il finish è quello di un rossetto cremoso, non opaco, ma comunque carino e senza perlescenze - vedi foto più sotto).
Ne consegue che non è il prodotto più adatto a me e che lo apprezzo infinitamente di più come trattamento labbra; mentre lo vedo pensato per coloro che adorano i gloss, l'effetto lucido (è possibile usarlo come topper sopra altri prodotti) o che apprezzano le labbra con perlescenze, riflessi e finish metallici.
Ah! Non è un gloss appiccicoso ed ha, anzi, una texture sottile e confortevole.



Nebbia fissante
Fissativo trucco, base trucco, applicazione liquida del makeup

Torna con una veste nuova, ma nella stessa formula, anche Nebbia Fissante: un fissativo per il makeup nato quando la recente moda degli setting spray non era nemmeno agli albori.
Tempi, quelli, in cui al massimo potevi aspirare al Fix+ di Mac (che, in teoria, comunque non fissa).
A differenza di quest'ultimo, Nebbia Fissante mira infatti ad avere un'azione fissativa e crea un finish meno luminoso (che al giorno d'oggi chiameremmo glowy).
Ecco, non è opaco ma non è nemmeno un illuminante.
Su di me crea un aspetto radioso q.b., molto naturale e verosimile; mi piace.
Può essere usato prima del makeup per farlo aderire (ma così non l'ho ancora provato perché vado sempre di creme o primer) oppure dopo il makeup proprio come fissante, che aiuta anche a rimuovere quel finish leggermente polveroso di quando si stratificano più prodotti (ed avendo una pelle secca, ne so qualcosa).
Un'altra idea è utilizzarlo per rendere liquido il fondotinta minerale (metodo che non ho provato perché ultimamente la mia pelle è più secca del solito).
O ancora, si può usare per bagnare gli ombretti prima della loro applicazione, spruzzandolo sul pennello.
Un dettaglio che sembra un'inezia ma non lo è: tenuto oltre i 30cm dal viso, lo spray nebulizza il prodotto in modo discretamente sottile e non lancia gocce grandi come gavettoni. Olé.

Fondotinta: MAC Waterweight foundation NC15
Blush: Neve Cosmetics Kensington Gardens eyeshadow
Rossetto: Neve Cosmetics Kensington Gardens+Nettare per labbra
Illuminante: Neve Cosmetics Newton eyeshadow (swatch)
Neve Cosmetics Nebbia Fissante


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Info:
Rugiada per Makeup contiene 20ml al prezzo di 8,90€.
Nettare per Labbra contiene 20ml per 11,90€.
Nebbia Fissante ha 120ml per 10,90€.
È disponibile inoltre un set con tutti e tre i prodotti al costo di 22,19€.
Tutti i prodotti sono vegan e fatti con ingredienti naturali.
Acquistabili sul sito di Neve Cosmetics o presso i rivenditori autorizzati.

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Avete già avuto occasione di provarli in passato?
Che mi dite di colei che divide le folle (cioè Rugiada per Makeup, in questo caso)?

Questo post è sponsorizzato dall'azienda citata. Tuttavia, quelle espresse sono le mie personali ed oneste opinioni, frutto di un'esperienza soggettiva. Come sempre.

In inverno, per me un jeans.

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Qualche post fa scrivevo quanto fossi intenzionata a restare il più possibile aggrappata all'estate e ai sandali. Peccato che mi sia già dovuta arrendere all'evidenza: le temperature di questi ultimi giorni richiedono un abbigliamento diverso, il ritorno delle giacche e l'inverno ormai si avvicina veloce; tocca ammetterlo.
Sapete che se fosse per il mio ideale fantastico resterei avvolta per 365 giorni all'anno nei miei amati abiti floreali, pastello, a righe o multicolore, dalle stoffe impalpabili e dai pizzi ricamati; che a me sanno sempre di giardini verdi, mari turchesi e cieli azzurri.
Sigillate pure le lampo da gennaio a dicembre e lasciatemi lì, dentro a vestiti svolazzanti, assieme a ballerine e a borse e cappelli di paglia - ma senza il rischio di una bronchite, possibilmente.
Questo potrebbe accadere se vivessi a Lampedusa, forse, ma diventa vagamente più difficoltoso se ti ritrovi tra le nebbiose lande nordiche; che sono sempre meno nebbiose col passare degli anni, ma ancora molto per i miei standard ideali.
Ci provo ogni anno ma niente da fare: alla fine, per me non c'è calza pesante che tenga e con l'arrivo delle temperature fredde devo mettere inesorabilmente da parte gonne leggere e abiti senza maniche. E votarmi ai classici jeans, ormai diventati la mia divisa invernale.

Sfoderate quindi le enciclopedie sulla scissione atomica perché vi offro cinque minuti di compagnia in leggerezza e, visto il clima da queste parti, anche una tazza di the bollente nel servizio a pois oro.


Dicevamo. I jeans.
Capo d'abbigliamento che starà pure con tutto e su tutto, ma con cui io ho una sorta di rapporto conflittuale che risale ai tempi sempre più lontani del liceo; cioè in quel periodo in cui l'immagine che ti rimandano gli specchi inizia improvvisamente a non sembrarti più quella tanto sperata e i confronti mentali con chi ti sta attorno cominciano ad essere impietosi.
Jeans e scarpe sportive erano praticamente la mia divisa, ma con qualche problema dato da due semplici fattori: larghezza e lunghezza.
Perché trovare la giusta taglia quando sei in formato tascabile è tutto fuorché scontato e se fatico ora, che mi avvio sempre più verso l'abbonamento alla bocciofila, immaginiamo quando mi avviavo semplicemente verso la patente.
È iniziato così il periodo in cui la sarta si sarà comprata una villa a Miami grazie alla mia assidua frequentazione e ad un numero imprecisato di jeans da stringere e da accorciare. Erano gli anni in cui andavano i pantaloni larghi in fondo, passando successivamente a quelli che invece scendevano dritti sulla gamba.
Quest'ultimi li ho poi banditi dal mio armadio quando, sugli appendini degli store, sono finalmente arrivati loro, che restano tuttora in auge nelle vetrine dei negozi, tra cui anche Liu Jo: i jeans skinny e stretti da donna.
(Parentesi: alzi la mano chi si ricorda quando, proprio da Liu Jo, i tuoi acquisti venivano infilati nella shopping bag rettangolare, in plastica lucida colorata e dotata di zip, che ha spopolato e veniva poi usata come borsa da giorno?
Ecco, abbracciamoci perché forse siamo quasi coetanee. Momento amarcord.
Tra l'altro io il marchio l'ho conosciuto proprio in quegli anni, ma ho poi scoperto che la sua nascita risale al 1995).

Con l'arrivo degli skinny i problemi di taglia in larghezza non sono comunque scomparsi del tutto e, confesso, all'inizio non ero nemmeno molto sicura che un jeans stretto mi stesse poi così bene, ma direi che ho successivamente cambiato idea. Non perché ritenga che mi stiano a meraviglia come alle modelle sui cataloghi (quando mai) ma nel tempo, un po' com'era accaduto per i pantaloni stretti che terminavano a zampa, ne ho apprezzato sempre più la linea. Li vedo bene infatti su una lunga lista di stili, dalle ballerine alle Converse.
Sarà che forse sono rimasta fossilizzata sulle immagini dei jeans larghi abbinati alle Dr.Martens, ma quelli non li vedrei altrettanto bene con un paio di ballerine a punta tonda (inutile dire che la mia scarpiera è piena di ballerine ma vanta un solo paio di scarpe sportive e quindi sono di parte).
Accanto a ciò, non si può negare che io abbia iniziato ad apprezzare gli skinny jeans anche per una questione di convenienza personale: mi hanno permesso infatti di far (quasi) scomparire il problema della lunghezza!
Questo grazie a quei modelli di jeans al polpaccio (per gli amici di Venezia, "acqua alta"), che saranno pure tali per chi ha un'altezza nella media o oltre, ma per chi è costruito in formato tascabile arrivano giusti alla caviglia.

Il mio 1,55m ringrazia.
Un po' meno la mia sarta che, probabilmente, dalla villa a Miami sarà dovuta tornare nell'italica provincia.
Ora, considerato che sto scrivendo con le calze, la felpa e una tazza di the fumante qui accanto, vi saluto.
Vado a nascondere gli abiti floreali in fondo all'armadio e a rispolverare i miei jeans skinny preferiti.

 
Questo è un post sponsorizzato. Le opinioni espresse sono tuttavia mie e personali e i piccoli aneddoti non sono frutto di fantasia. Insomma, Based on a true story.

Neve Cosmetics Creamy Comfort foundation

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E così, dopo anni di richieste a vagonate ad ogni nuova uscita, Neve Cosmetics ha davvero lanciato il suo fondotinta in crema. In tubetto, con ingredienti naturali, senza siliconi, vegan. Praticamente in linea con la filosofia che ci si aspetta da un brand come Neve.
Le tonalità attualmente disponibili sono 9 (tutti gli swatch a seguire) ma prima vale la pena soffermarsi un attimo (non è vero, da grafomane quale sono lo farò per moltissimi attimi) sulla formula in sé e sulle mie prime impressioni dopo circa una settimana di utilizzo.
Perché è un fondotinta particolare.
Dove particolare è un aggettivo ben poco definito, che non dà una connotazione precisa e vuol dire tutto e il contrario di tutto. Cioè un po' l'idea che ho ancora in parte di questo fondotinta.


"Idrata come una crema.
Si applica come una crema.
Coccola la pelle come una crema…
Ma è un fondotinta!
Creamy Comfort è il primo fondotinta in crema Neve Cosmetics.
Arricchito con olio di jojoba e acido ialuronico è nato per prendersi cura della pelle uniformandone il colore grazie a pigmenti minerali perfezionanti.
Vegetariano, vegan, privo di siliconi, parabeni, petrolatum e rigorosamente made in Italy."


La primissima volta in cui ho provato (al volo) il Creamy Comfort ne ho parlato sulle Stories di Instagram e mi era piaciuto. L'impressione era di un effetto perfezionante simil bb cream, ma senza i classici ingredienti delle normali bb cream.
La mattina seguente decido di metterlo alla prova durante il corso della giornata: stendo la crema idratante che sto usando in questo periodo (la Natural Moisturizing Factors+HA di The Ordinary), attendo si asciughi - cosa che fa in fretta - e applico al volo il Creamy Comfort.
E si toglie. A pallini. Panico.
Essendo sempre in ritardo, ho rimosso il tutto in velocità e sono uscita struccata e perplessa.
L'ho riprovato il mattino seguente senza crema sotto, sospettando che fosse stata quella a interferire con la resa e infatti ne ho avuto conferma perché il problema non s'è più ripresentato.
Tuttavia, senza un'idratazione sottostante, il fondotinta non risultava sufficientemente idratante per la mia pelle secca e l'effetto era di un prodotto molto visibile, seduto sul viso, che non si fondeva con la pelle e che ne enfatizzava i pori.
Insomma, un risultato totalmente diverso da quello che ho ottenuto alla prima prova.
Ero sempre più perplessa.
Vi risparmio l'elenco delle varie combinazioni di prodotti che ho provato e salterei a quelle definitive che, su di me, stanno funzionando bene con questo fondotinta che definirei un po' suscettibile.
(Sono certa che prima o poi nella vita mi sentirò un po' pirla per aver definito suscettibile un oggetto inanimato ma intanto procediamo)
Perché è davvero un fondotinta che cambia tanto resa a seconda delle condizioni della (mia) pelle, del metodo di applicazione e dei prodotti (creme, sieri, primer, niente) sui quali viene applicato.
Essendo questo il primo della categoria che provo, non posso fare paragoni con altri fondi naturali e magari condividono la stessa caratteristica, ma sicuramente è molto più difficile da comprendere rispetto al fondotinta siliconico medio.

Dopo varie lotte, ho capito che non va d'accordo con creme particolarmente idratanti, che anche se sembrano asciutte non lo sono realmente, e mi sta dando buone soddisfazioni se applicato sopra l'acido ialuronico di NIOD (il Multi Molecular hyaluronic complex che - parentesi - sto assolutamente adorando) o sopra la Crema Sublime di Neve, che uso in estate per la sua leggerezza.
In questo modo riesco ad ottenere lo stesso effetto piacevole e perfezionante di quella prima prova.
Con altre creme, sia siliconiche che bio, non è la stessa cosa.
(Domanda del giorno: perché al primo tentativo ha funzionato benissimo con niente sotto mentre le altre mattine proprio no? Chi può dirlo. La risposta che mi sono data è che tutto dipenda dalla componente lipidica prodotta dalla mia pelle, che è maggiore durante il giorno - tipo il pomeriggio, quando l'ho steso la prima volta - rispetto al mattino).
L'altra sera l'ho usato anche per uscire a cena, tenendolo addosso sin dal pomeriggio, e l'effetto onestamente era bello. Ma magari ora andiamo per punti.

La mia pelle è secca. In questo periodo sto correndo ai ripari perché lo è particolarmente. Non si lucida praticamente mai e la zona T è la più secca di tutte. Ho qualche leggera imperfezione e discromia sulle guance ma nulla di eclatante.

 Colorazioni & swatch

Le tontalità disponibili sono 9, con un range più vasto tra i toni chiari e medi.
La mia tonalità è l'NC15 di MAC e del Creamy Comfort mi va bene il Light Warm. Potrei adattarmi anche al Fair Neutral, soprattutto in primavera quando arriva il momento delle scollature e di sfoggiare un decollete chiarissimo, ma al momento preferisco Light Warm anche per il sottotono giallo. Il Fair Neutral lo vedo tra l'NC10 e l'NC15. Il Light Neutral me lo vedo sul NW15 di Mac.
Il più scuro non è scurissimo e credo possa arrivare non più in là di un NC40, ma prendete quest'ultimo dato con le pinze perché coi toni scuri non ho dimestichezza per ovvi motivi.

Texture e applicazione 
Avete presente quando Neve consiglia di applicarlo con le mani (perché, appunto, il consiglio è di applicarlo con le mani)? Ecco, per me ha ragione. Davanti ad un tubetto che ricorda la crema ci si aspetta forse una texture molto scorrevole, da applicare anche senza specchio davanti e correre via, perennemente in ritardo (cioè, questo se condividiamo il problema della fretta e dell'orario). In realtà non è esattamente così. In un'email Neve si raccomandava di stenderlo a piccole zone per volta e per un buon motivo: la texture non è sottile come una crema ma come un vero fondotinta e nella stesura va posta tutta l'attenzione che si darebbe ad un fondotinta, più che ad una crema colorata.
Devo infatti stenderne una piccola quantità(!) e massaggiarla velocemente e per bene, andando per zone. In questo modo si fonde con la pelle e appare omogeneo, sottile, bello.
In caso contrario, è come se la componente idratante si assorbisse a tempo record e restassi con la sola parte di pigmenti, che da soli non riesco più a stendere bene e si aggrappano anche dove non dovrebbero, facendo strato.
Forse potrebbe funzionare anche con una Beauty Blender ma io sono pigra e non uso praticamente mai la Beauty Blender.


Finish
Una pelle mista o grassa probabilmente potrebbe aver voglia di cercare la confezione della cipria in borsa, ma sulla mia pelle secca onestamente non posso che definirlo un finish naturale. Dà quella leggera luminosità effetto salute ma senza essere invadente (e soprattutto senza meritarsi l'etichetta di glowy, radiant o, peggio, di lucido). Una volta capito come applicarlo e farlo funzionare, l'effetto lo trovo molto piacevole. Non coprente ma perfezionante.
La coprenza infatti la definirei bassa su di me; forse media su una pelle più normale/mista che riesce a reggere una quantità di Creamy Comfort maggiore di quella che devo usare io prima che mi si secchi - o su una pelle che in generale reagisce bene alle stratificazioni di prodotto, cosa che non posso dire della mia.
Non lo consiglierei in caso di imperfezioni evidenti perché, se non è steso con un lavoro di ultra fino, tende un po' ad enfatizzare i pori (sebbene io non abbia un problema di pori dilatati).
Tra l'altro, se leggete sul sito di Neve che "è leggero e non si sente" è davvero così.
Ormai sono abituata a portare fondotinta quindi la pesantezza per me è relativa, ma è vero che sembra di avere sul viso un impalpabile fondo minerale, più che cremoso. Il che è adatto per chi non sopporta la sensazione dei fondotinta.

Durata
Su di me è buona e una mattinata o un pomeriggio intero se li fa (senza cipria nel mio caso, ma in questo periodo è l'ultima cosa di cui ho bisogno).
Questo a patto che non prendiate gocce di pioggia o dobbiate lavarvi i denti senza un bicchiere a portata di mano, perché una delle caratteristiche del Creamy Comfort è lo struccaggio estremamente facile: basta dell'acqua con del sapone blando et voilà, se ne va.
Cosa che risulta un pro ma anche un contro, a seconda delle situazioni.

Tipologia di pelle
È vero che è descritto come "idratante quanto una crema", ma non se avete una pelle secca come la mia. In questo caso non è sufficiente. In generale credo possa dare più facilmente soddisfazioni a tipologie di pelle normale e mista (o leggermente secca). Non credo possa funzionare benissimo su pelli molto oleose - in effetti la stessa Neve lo sconsiglia a questa tipologia - ma è solo un'impressione.

Before
 After
Neve Creamy Comfort foundation in Light Warm

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Info:
Il Creamy Comfort foundation è il primo fondotinta in crema di Neve Cosmetics.
È contenuto in un tubetto da 30ml di prodotto. È vegano, senza siliconi, parabeni e composto da ingredienti naturali. È in vendita sul sito di Neve Cosmetics o presso i rivenditori autorizzati per un costo di 14,90€.

* * * * *

Questo fondotinta è uno di quei prodotti che mi confermano che talvolta è un po' rischioso dare delle prime impressioni dopo un giorno o meno. Perché nel mio caso cambiano.
Considerate che non è detto che si riesca a inquadrare immediatamente il Creamy Comfort e si potrebbe passare da momenti di "ti odio" ad altri di "non è vero, perdonami, sbagliavo". Quasi sicuramente però una pelle meno secca della mia avrà molte meno difficoltà e più soddisfazioni.
In generale non è il fondotinta che consiglierei nelle occasioni speciali o in quelle in cui la base deve essere a prova di gavettoni, ma se le basi siliconiche vi danno problemi, se non cercate fondi ad alta coprenza e la vostra pelle rientra nelle tipologie sopra elencate, credo vi potrebbe anche piacere per un utilizzo quotidiano (se passate in negozio, vista la particolarità del prodotto, consiglio comunque una prova).
Probabilmente se avessi scritto questo post la scorsa settimana l'avrei bocciato senza remore, ma negli ultimi giorni abbiamo trovato un'intesa col mix di prodotti e le accortezze scritte più sopra.
Al momento stiamo andando d'accordo.

Ma voi piuttosto, che mi dite?
I pareri si dividono ma avete già avuto modo di provarlo?

Il prodotto mi è stato inviato a scopo valutativo dall'azienda ed il post è sponsorizzato dalla stessa. Tuttavia quelle espresse sono le opinioni mie e della mia testa, frutto di un'esperienza personale e quindi soggettiva. Alcuni link sono affiliati.

Neve Cosmetics Neogothic collection

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Un post che parla di Neogothic, la nuova collezione di Neve.
Di colori cupi e atmosfere sfumate di un tempo passato.
Con libri antichi a fare da sfondo e anelli di un'epoca lontana, troppo grandi, su cui il tempo si nota impietoso, ma dal valore affettivo per me inestimabile.

La collezione invernale Neogothic si ispira in gran parte a colori densi, pieni e oscuri.
Con una parentesi brillante.

Swatch su NC15.
Fondotinta: MAC Waterweight NC15.
Blush: Neve Cosmetics Court.
Photoshop su: dermatite ai lati delle labbra, qual gioia.

Blush & eyeshadows

Melusine, Hero, Prophecy, Court (blush)
Con le polveri partiamo subito benissimo perché gli swatch sono stati realizzatti sì, sopra un primer, ma quella in foto è una singola passata di colore (e senza strofinare la cialda per cinque minuti né premendo sul braccio con la forza di dieci atmosfere). Eccezion fatta per il blush, che ne ha due.

Melusine: prende il nome da una figura femminile leggendaria, dalle sembianze di una sirena. Neve lo descrive come un "nero cremoso con riflessi antracite" e non saprei come altrimenti descriverlo.
Melusine è una sorta di antracite scurissimo e satinato, che adoro anch'io che normalmente litigo con la maggior parte grigi (non sono esattamente i colori che più mi si addicono). La texture è morbida, vellutata, pigmentata e sfumabile. Lo vedo bene per scurire un makeup o realizzare uno smokey scuro e intenso, ma meno impegnativo della sua variante col nero pieno e tradizionale.

Hero: descritto come "duochrome nero con riflessi blu", è bellissimo. Anzi, bellissimo.
Non lo vedo un duochrome vero e proprio quanto un blu con base nera, ma ciò non lo rende meno bello e il riflesso blu risalta in modo splendido.
Anche qui la texture è inoltre setosa e vellutata, la pigmentazione è alta e la sfumabilità è ben presente. Dalle descrizioni, tutti i pronostici puntavano sul prossimo come il mio preferito della collezione e invece no. Stavolta per me vince Hero (gioco di parole non voluto).

Prophecy: per Neve un "bronzo a sottotono borgogna con shimmer dorato e interferenze verdi". È una tonalità difficile da descrivere e concordo su quel shimmer dorato con una sfumatura quasi verde, forse la base la vedo più...terracotta? No, forse terra di Siena. O mattone? Non lo so. Chiedo l'aiuto del pubblico, Gerry.
Di sicuro c'è che si tratta di un ombretto luminoso, anche questo con una bella texture, morbida, setosa, pigmentata e sfumabile.

En plein per tutti e tre, signori.

Court: la descrizione ufficiale è di un "blush rosso tramondo a sottotono rubino, vellutato e modulabile". Applicato su di me è un più un rosa carico dal sottotono caldo, ma concordo sul fatto che risulti velluato e anche modulabile. È pigmentato e su una carnagione chiara basta toccare la cialda col pennello (a setole fitte) per prelevare già il colore, ma è sicuramente modulabile in base alle esigenze e sfumabile con facilità. Il finish è debolmente satinato, quasi matte.
È il refill che più spicca fra tutti, eppure una tonalità accesa che illumini l'incarnato a mio vedere funziona molto bene abbinata ad un makeup occhi più scuro. Oppure, può essere utilizzato come ombretto; magari abbinato a Prophecy o ad altri ombretti come UFO, Fenice e Red Carpet per un makeup sui toni caldi.


Pastello Occhi

Le Pastello di Neve sono state modificate qualche tempo fa e la nuova versione promette d'essere più duratura rispetto alla precedente. Questo è sicuramente vero da un lato, visto che dopo aver struccato gli swatch sul braccio con l'acqua micellare avevo ancora un alone dei tratti e ho preso il bifasico, ma su di me che sono occhio lacrimante munita non durano ancora a lungo sulla rima interna. E mi spiace abbastanza perché uno di questi tre colori in particolare lo vedrei da dyo proprio nella rima interna di un occhio color nocciola (ehi).
Se le avete già provate e vi trovate bene, go for it!, come direbbero dall'altra parte dell'oceano, ma dal canto mio posso consigliarle come base per gli smokey, vista la loro ottima sfumabilità, piuttosto che come matite versatili a 360° (eyeliner, rima interna...).
La texture è molto morbida - e sfumabile - per tutte e tre.

Dagger, Sword, Knight
Dagger: "verde agata scurissimo". Finish opaco. Generalmente io non vado d'accordissimo con le matite occhi colorate, ma qualche eccezione a questa regola c'è e Dagger è uno di queste. È verde ma, se siete come me siete amanti dei toni scuri, ha una sfumatura salvia assolutamente sfruttabile (e la vedrei benissimo nella rima interna ma c'è il ma di cui sopra).

Sword: un "oro opalino shimmer". Se vi trovate bene con la formula delle Pastello, compratela. Lo dico così, senza mezze misure. È bellissima. Io non la posso sfruttare come vorrei (ovvero come punto luce nell'angolo interno) per lo stesso motivo che spiegavo più sopra, ma di per sé Sword è uno spettacolo. Luminosissima e riflessata, con una tonalità d'oro ben bilanciato e non caldo.

Knight: descritto come "seppia scuro in base verde tabacco". È la più basic delle tre e quindi la più versatile col suo color tabacco, anche come base per uno smokey marrone o dai richiami salvia.


Pastello Labbra

Le Pastello Labbra sono forse tra i prodotti più attesi delle collezioni di Neve.
Generalmente hanno una texture molto morbida che le rende adatte ad essere utilizzate soprattutto come rossetti - che è poi, credo, l'utilizzo che ne fa la maggior parte di noi (per le matite da contorno labbra io sono veramente P.I.T.A. - sempre come direbbero dall'altra parte dell'oceano - e devono essere dure e precisissime; non esattamente il trend attuale in fatto di matite labbra ma sto divagando).
Stavolta le tre opzioni accontentano diversi generi, dal nude al...meno nude.
La durata su di me non è a prova di bombe (3h?) e devo riapplicarle dopo un pasto, ma di contro sono confortevoli e non sembra di aver applicato una matita.

Mandragora, Symbol, Witch
Mandragora

Non so bene come descriverlo. Per Neve è un "rosa carne scuro e intenso". Per me è forse un rosa intenso, nel senso che ricorda davvero il colore dei petali del roseto che apparteneva alla mia nonna.
Sarà per l'assocazione a questo ricordo, sarà per il colore in sé ma io lo trovo stupendo.
È una di quelle tonalità che starà bene su una miriade di carnagioni, seppur in modo diverso; che considero passepartout, da usare quando vuoi mettere un rossetto ma non sai nemmeno bene quale o quando ti serve un po' di colore ma non puoi strafare a causa del contesto.
Bellissimo. È il mio preferito della Neogothic e si piazza sicuramente anche nella top 5 delle Pastello Labbra di Neve che più preferisco.
(Il blush nella foto è Court)

Symbol

Un "beige chiaro caldo dal sottotono ambrato". Su di me è un nude pesca, chiaro ma non eccessivamente e su una carnagione medio-chiara si mantiene lontano dall'effetto correttore.

Witch

"Viola scurissimo a sottotono magenta", viola medio o al massimo medio-scuro secondo la mia scala di oscurità che potrebbe non essere del tutto oggettiva.
Bellissimo.
Il sottotono magenta lo rende un viola facile da portare, nel senso che risulta piacevole anche su una carnagione Simpson come la mia - cosa che, devo ammetterlo, non si può dire solitamente dei viola in base blu. È d'impatto, ma resta nella sfera dei magenta facilmente sfruttabili.

Vernissage

I Vernissage sono i gloss di Neve e per me restano uno dei prodotti più riusciti e sottovalutati del marchio. Detto da un'amante dei rossetti opachi. (Per approfondire rimando a questo post).
Hanno una texture molto densa, lucisissima effetto vinile.Non sono adatti a chi non sopporta i prodotti densi e un po' viscosi, ma a me piacciono molto i gloss con questa consistenza perché spesso equivale ad una buona durata.
Alcuni sono anche molto pigmentati ed è il caso di The Magic Circle.


The Magic Circle

"Gloss-rossetto duochrome bronzo brunito in base nera con interferenze oro".
È talmente particolare che prenderei per buona la descrizione di Neve o stiamo qua due giorni prima che io riesca a scrivere qualcosa di diverso ma sensato.
Non sono una fan delle labbra effetto metallico - e questo ormai lo dico sempre e comunque quindi sono stanchi di sentirlo anche su Saturno - però devo ammettere che The Magic Circle è...diverso.
Not my cup of tea, come si suol dire, ma comprendo che abbia il suo perché.
È come un velo d'oro scuro sulle labbra.
Un piccolo appunto è sulla resa: Neve consiglia di usarlo sopra ad altri rossetti per ottenere un effetto diverso, perché con una passata il prodotto è effettivamente sottile, con trasparenze, e si presta ad essere applicato sopra altri colori. L'effetto dello swatch su labbra si ottiene invece con due passate, ma va sottolineato che in questo modo si accentua la sensazione di "viscosità" del gloss.


* * * * *
Info:
Gli ombretti in cialda di Neve sono di 3g ad un costo di 5,80€ per Melusine e di 6,80€ per Hero e Prophecy.
Il blush ha 3g per un costo di 5,80€.
Le Pastello Occhi e Labbra vengono entrambe 5,80€.
I Vernissage contengono 4ml a un prezzo di 9,90€.
I prodotti Neogothic fanno parte della collezione permanente.
Sono inoltre vegani e composti da ingredienti naturali e cruelty free.
In vendita sul sito Neve Cosmetics o presso rivenditori autorizzati.

* * * * *

Si conclude qui il tour dentro alla Neogothic, ma c'è qualche suo prodotto in particolare che state tenendo d'occhio?

Questo post è in collaborazione col brand ed è sponsorizzato. Le opinioni espresse restano tuttavia mie e sincere, frutto di un'esperienza personale e soggettiva coi prodotti; al solito.

Neve Cosmetics Azalea brushes

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Sono otto, sono cromati, ma non parliamo di motori.
Arrivano infatti tra gli scaffali di Neve Cosmetics i nuovi pennelli Azalea, dai manici fucsia e dalle setole bianche sintetiche. Per viso, occhi e per lo più multitasking.
Prime impressioni e considerazioni personali fra 3...2...1...

Azalea Powder
Azalea Angled
Azalea Merge
Azalea Flat
Azalea Crease
Azalea Shade
Azalea Define
Azalea Details

(Non è geniale scattare foto di un oggetto bianco su uno sfondo quasi bianco? Sì.)


In generale, gli Azalea sono pennelli sintetici ma dalle setole morbidissime.
Se avete presente i pennelli Real Techniques dei primi lanci, siamo a quel livello.
Siamo invece lontani dalle setole sintetiche rigide e, in una parola, scrause(!).
Le forme sono ben tagliate e per ora non hanno perso un pelo.
Inoltre nessuno dei pennelli punge - cosa non scontata soprattutto per quelli occhi.
Personalmente vi confesso che non sono una grande fan del fucsia cromato e, forse, le foto non rendono molta giustizia a questi pennelli: ad alcuni forse potrebbero sembrare quasi "cheap", ma nella realtà siamo assolutamente lontani da questa definizione. Sono pennelli che hanno il giusto peso, si sentono, si controllano bene e hanno la loro struttura. Se avete presente la serie Bold Metals di Real Techniques che costa il doppio, siamo lì.
Piccola nota: non è presente il nome su ogni singolo pennello.

Trovo che talvolta sia difficile farsi un'idea precisa della grandezza di un pennello basandosi solo sulle sue foto e ho quindi pensato di inserire dei confronti con altri pennelli di meno recente uscita, sia di Neve che non.

Neve Azalea Angled, Neve Crystal Maxibuki, Neve Azalea Powder

Neve Azalea Angled: pensato per "blush, illuminanti, ciprie e terre". La forma è più a ellisse che piatta e le setole sono ben fitte cosa che, unita alla dimensione, me lo fa vedere bene per quelle polveri non eccessivamente pigmentate. Essendo voluminoso, per avere il pieno controllo su un viso piccolo come il mio le setole devono essere ben passate sulla cialda: con una carnagione molto chiara e i blush pigmentati che sono solita usare, sono abituata a toccare appena le polveri ma con questo funziona diversamente perché, vista l'estensione, sfiorando la cialda non si riempie di prodotto l'intera superficie del pennello e alla fine perdo un po' il controllo nell'applicazione. Mi ci trovo coi blush non troppo pigmentati o con la cipria. Vista sempre la dimensione del mio viso, non mi trovo per illuminanti e contouring (ma quest'ultimo non lo faccio mai, quindi non so nemmeno io perché lo sto nominandp). Se voi non avete le mie stesse dimensioni ridotte, non avrete di questi problemi.

Neve Azalea Powder: pennello per la cipria o la terra, se quest'ultima amate applicarla su tutto il viso. È il più grande degli Azalea, morbidissimo anche lui, meno fitto del precedente, ha le setole più lunghe e mobili. Rispetto al Maxibuki della serie Crystal è più piccolo, meno fitto e la forma complessiva delle setole è un'ellisse - il Maxibuki è invece rotondo.

Neve Azalea Flat, Real Techniques Expert Face, Neve Azalea Merge

Neve Azalea Flat: Consigliato per "polveri minerali o pressate", come i fondotinta minerali o la cipria, per chi preferisce applicarla solamente in zone ben precise. In realtà lo vedo funzionare bene anche per altri scopi, come la stesura del fondotinta liquido. I pennelli flat esercitano su di me un fascino inspiegabile, che diventa doppiamente inspiegabile considerando che, ormai è assodato, non funzionano così bene sulla mia tipologia di pelle - secca, che in questo periodo di gelo a volte sembra volersi sgretolare in mille pezzi. Anni fa in preda all'entusiasmo avevo preso il pennello flat di Sigma - che non ho trovato al momento di scattare la foto di confronto, evviva: la verità è che richiedeva un movimento tale per cui, spesso, mi ritrovavo peggiorato l'effetto secchezza della pelle. Se picchiettavo, il prodotto tendeva ad essere molto coprente ma poco sfumato e sulla mia pelle si notava a chilometri, se lo trascinavo invece il fondotinta risultava sfumato, ma le aree secche quasi si sgretolavano (chi ha una pelle arida saprà cosa intendo). Questo di Neve non è molto diverso e per questo motivo lo preferisco abbinato al fondotinta minerale (che uso solo in estate quando la mia pelle da secca diventa più normale), ma anche per il fatto che le setole molto fitte aiutano a conferire una maggior coprenza al prodotto e una base minerale spesso tende ad aver bisogno di questo tipo di aiuto. Al di là di questa interessantissima (#sarcasm) parentesi su "io & i pennelli piatti", resta un buon pennello. È la metà rispetto a quello Sigma citato prima e per questo tra i due preferisco la versione di Neve: permette un maggior controllo e un'applicazione più precisa.

Neve Azalea Merge: Eh vabbè, abbiamo il vincitore. Il Merge assomiglia moltissimo ad uno dei miei pennelli preferiti, senza il quale non sono certa di riuscire a truccarmi, che metto fra i primi in valigia o in borsa quando devo portare via l'essenziale perché lo trovo pure multitasking: l'Expert Face di Real Techniques. E il bello è che tutto quello che ho appena detto sull'Expert vale anche per il Merge di Neve. Con la differenza che quest'ultimo ha le setole ancor più fitte rispetto al Real Techniques.
La grandezza invece è quella e anche la forma di ovale leggermente appiattito sui lati (forse il merge è un filo più stretto e meno a cupola ma non è ciò che in tale caso fa la differenza, quanto la densità delle setole che aiutano ancor di più la coprenza di un fondotinta).
È una tipologia di pennello che io uso principalmente per il fondotinta, per qualunque fondotinta - prima di scoprire l'Expert Face invece mi ritrovavo a dover provare diversi pennelli a seconda della base - ma se sono fuori casa ci stendo anche il correttore, appiattendo le setole ancor di più con le dita, e pure il blush, usando il pennello con mano leggera e a patto che non si tratti un blush rosso con la pigmentazione a carriolate. Ma lo utilizzo anche con la cipria.
Il the, però, non lo fa. Per quello serve sempre il bollitore.

MAC 217, Neve Azalea Shade, Zoeva 234, Neve Azalea Crease, Neve Crystal Shader
Neve Azalea Shade: Pensato per il trucco occhi e l'applicazione dell'ombretto, è uno di quei pennelli di piccole dimensioni ma bombato, un po' spesso e soffice. Mentirei se dicessi che è il mio preferito perché per l'applicazione dell'ombretto il mio cuore cosmetico è stato rubato dalle forme più piatte, consistenti, sottili, anche un po' rigide, ma è ovviamente solo una questione di gusti. Anche per la sfumatura preferisco altre tipologie di pennello ma lo vedo tuttavia sfruttabile quasi più in questo senso che nell'applicazione standard dell'ombretto sulla palpebra (ma magari sono io impedita ed è anzi molto probabile). Un altro utilizzo possibile, a mio gusto, è l'applicazione precisa di ombretti in crema, mousse et similia o di punto luce a livello delle sopracciglia.
Lo Shade è a cupola e in larghezza è il doppio rispetto al pennello Zoeva o simili come il 239 di Mac.

Neve Azalea Crease: A mio personalissimo avviso, il nome potrebbe quasi essere fuorviante. Se lo penso come ombretto prettamente da sfumatura, lo guardo con molto sospetto perché diverso dal mio genere; mentre lo preferisco per l'applicazione di ombretti in crema o del correttore. Per forma e dimensione mi ricorda un po' un pennello presente in un set Real Techniques - non trovavo nemmeno questo al momento delle foto, forse mi serve un gps per i pennelli - che nasce sempre per il trucco occhi ma che io uso più felicemente per il correttore. A volte anche per stendere l'illuminante e qui si sarà compresa totalmente la mia predilezione per i pennelli viso dalle dimensioni ridotte. Mi danno l'idea di controllare meglio l'applicazione, non riesco a farne a meno.
Il Crease è più grande rispetto allo Shade e ha setole più lunghe e bombate rispetto allo Shader di Crystal.

Neve Azalea Detail, Bdellium 755, Neve Azalea Define

Neve Azalea Detail:è a lingua di gatto e dalle dimensioni estremamente ridotte (partiamo bene). Le setole sono abbastanza ferme pur essendo lunghe, la forma è piatta e nel complesso è un pennello ben preciso (partiamo benissimo). Perfetto per i dettagli del makeup occhi come l'illuminante all'angolo interno o l'applicazione di glitter o pigmenti liberi in porzioni piccole e ben precise dell'occhio, ma anche per la stesura del rossetto. È tagliato in modo da essere preciso ai lati e quando si tratta di rossetti questo è un grande plus. L'ho provato per questo scopo con aspettative molto basse perché sono da anni una grande fan dei pennelli labbra perfettamente squadrati, ma mi ha sinceramente sorpresa: contro ogni mia previsione, in realtà permette una grande precisione anche a livello dell'arco di cupido, che per me è la zona più critica essendo molto angolata. Dico solo che lo sto alternando al mio fidato pennellino squadrato di Sephora, ormai fuori produzione, che uso da tipo il 2010.

Neve Azalea Define: consigliato per occhi e labbra, personalmente lo consiglio soprattutto per i primi. Come si sarà capito poco fa, per le labbra preferisco pennelli sottili, rigidi, precisissimi, mentre il Define ha una forma leggermente ovoidale e non rende possibile stendere il rossetto sui bordi con la definizione che ricerco. Per applicarlo sulle labbra già contornate con la matita è invece più adatto, ma comunque non il mio genere. Lo scopo per cui mi piace, oltre alla realizzazione di piccoli dettagli del makeup occhi, è invece la sfumatura degli ombretti lungo la rima inferiore. Il fatto che non sia molto piatto mi permette di avere una sfumatura più ampia e il dettaglio della morbidezza qui per me fa una differenza enorme (non so voi, ma i pochi pennelli da sfumatura che pungevano li ho relegati tutti in un antro buio e alla fine non li uso mai). Rispetto al Bdellium 755 è leggermente più grande e meno piatto, ma è infinitamente più morbido e piacevole da utilizzare.

* * * * *
Info:
I pennelli Azalea vengono venduti in una fascia di prezzo che va dai 9,90€ per i quattro più piccoli ai 15,90€ per i quattro più grandi da viso. Sono composti da setole sintetiche e si trovano in vendita sul sito ufficiale Neve Cosmetics e presso i rivenditori autorizzati.

* * * * *

Se mi si presentasse davanti la domanda "ne posso prendere solo due, quali scelgo?", ecco, a mio gusto direi Merge come punto fisso e imprescinbile e abbinato al Detail, al Define, o al Flat a seconda delle esigenze personali.
E se anche voi inizialmente non siete state rapite dal fucsia cromato, il mio consiglio è di passare oltre al colore e andare comunque a provare questi pennelli da qualche rivenditore (soprattutto Merge, l'ho già detto? Sì), perché dal vivo e una volta tenuti in mano l'impressione iniziale cambia.
Ah, se li avete già provati mi dovete assolutamente dire come vi trovate, of course!

Questo post è in collaborazione col brand ed è sponsorizzato. Le opinioni espresse restano tuttavia mie e sincere, frutto di un'esperienza personale e soggettiva coi prodotti; come sempre.

Milano, la prossima volta dormo qui

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*AD

Milano è quella città dove torno a cadenza per nulla regolare ma, puntualmente, in periodi ben precisi della
mia vita. Quando vengo a Milano è preludio di un qualche cambiamento.
Non lo so perché, ma mi succede sempre così.

La giornata di trasferta con le compagne di liceo che è avvenuta una vita fa e che nel disegno dei miei
ricordi invece è come fosse accaduta solo una manciata di anni fa. Cose che succedono con l'età, dicono.
Erano i tempi in cui la presenza di un negozio Zara in una città sembrava qualcosa di fantascientifico, per chi
come noi proveniva da cittadine di dimensione ridotta, e nel fu Zara in Corso Vittorio Emanuele (ma c'è
ancora o l'hanno chiuso?) credo di averci passato più tempo di quanto il buonsenso lo consenta quando hai
a disposizione un solo pomeriggio in una città che non è la tua.
Ero adolescente.
Ora da Zara non entro praticamente più.

Poi, qualche anno dopo, c'è stata la volta dei Navigli.
Poi quella in macchina e la mezz'ora persa per trovare il parcheggio della metro di Cascina Gobba, che forse
andare in treno - inizi a pensare - non sarebbe stata una cattiva idea.

La giornata con quelle che sarebbero poi diventate amiche di pixel - e non solo.

Poi, la volta di Brera e del caffè da Marchesi, dove fare le prove generali per spodestare le sciure di
Sciuragrlam, in attesa di avere la pensione (che slancio di ottimismo) una volta arrivata all'età over 70.


Il fatto è che io non lo so bene come si possa dire che "Milano è brutta".
Voglio dire, in che senso? Quale Milano?
Quella di Isola o dei palazzi Liberty, di quando guardi in alto e trovi così tanto da vedere che quasi vai a
sbattere contro un passante sullo stesso marciapiede - mi scusi?
Quella di CityLlife o di Paolo Sarpi?

C'è poi la Milano dei Navigli.
Qui mi fermo a prendere un gelato che sa di mojito - del resto l'unica forma di mojito che riesco ad
assimilare dopo essere diventata quella che tutti scelgono come guidatrice alle feste: cioè, astemia.
Penso ogni volta che, prima o poi, lì ci devo tornare per bere un aperitivo (sì, analcolico) durante il
tramonto, perché ho questa fissazione di abbinare il tramonto ai luoghi belli, ma ancora non sono mai
riuscita a farlo. A restare per la notte, dico.

C'è la Milano delle Colonne. E la scarpinata poi verso via Torino e avanti avanti fino al Duomo.
Un giro alla Rinascente, dove inizio ad accusare qualche colpo e già ringrazio per l'invenzione delle scale
mobili e degli ascensori, a questo punto.

Vicino, la Milano della Galleria (Vittorio Emanuele). Che è bella, bellissima anche solo da guardare dal basso all'alto. Ma dall'alto in basso, dalle finestre di Marchesi al primo piano lo è se possibile un po' di più.
Il caffè lo sento buono ma non so se sia anche merito della visuale sugli stucchi e dei divanetti in velluto color pistacchio.


C'è poi la Milano di Montenapoleone, che per me è sempre un po’ l'Instagram della situazione e dove,
come su innumerevoli account Instagram del resto, a me manca metaforicamente un po' l'aria.
Bella, esagerata a tratti, ma fai quasi fatica a capire cos'è veramente e se in realtà c'è davvero qualcosa da cogliere oltre all'involucro appoggiato lì.
Non lo so, ma nel dubbio salgo sul tram e scendo poco più avanti per andare in Brera.

Brera è un'altra Milano ancora.
È per me una città nella città.
Mi fermo al tavolino di un locale per mangiare fuori su una tovaglia a quadretti vichy bianchi e rossi e
riconoscono subito dall'accento che "non sei qui".
Negozi di belle arti, vie minute e poco caotica.
Bellezza e apparenza ricolma di sostanza.
Mi sento un po' più a casa e lì decido che Brera, tra tutte le Milano dentro Milano, è la mia Milano preferita.


Penso che non sono arrivata neanche lontanamente vicina a Buenos Aires, che non ho girato per Isola né mi
sono fermata mezz'ora a leggere un libro a Parco Sempione ma se non fosse per il male ai piedi non sarei
nemmeno sicura che a quest'ora siano ancora lì, con la giusta articolazione.

All'improvviso l'idea di dover riprendere la metro per Cascina Gobba e mettermi in autostrada mi fa venire
voglia di declinare ogni impegno del giorno seguente - sotto la voce "non ce la posso fare" - e mi pento di
non aver pensato prima a cercare un hotel a Milano tra quelli di Best Western - tra le decine di hotel che
hanno nella sola Milano, una camera la trovo sicuro - chiamare un taxi, dare i documenti in hotel, strisciare
la carta, entrare in camera e buttarmi a dormire su un letto.

Tra l'altro, forse così il tramonto sui Navigli sarei poi riuscita a vederlo davvero.


Quella della 56K

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Prima di Dottedaround e dei tempi dei blog per come sono intesi adesso, fatti di tematiche specifiche e fibra ottica, c'è stata un'era in cui i blog erano fatti di aneddoti personali e connessioni 56K. O meglio, per buona parte delle città, e anche di diverse zone della mia di città, erano già fatti di internet veloce e banda larga ma qui andavamo ancora a connessioni precarie.


Erano i tempi di Splinder e Iobloggo, di quando se dicevi che avevi un blog ti chiedevano se avessi già contattato un medico e, in generale, del blog non si  parlava. Mai. Con nessuno o quasi.
Prima regola del fight club, non si parla del fight club.
Prima regola del blog, non si parlava del blog.
O almeno in linea di massima.
Principalmente perché buona parte dei blog erano diari personali ed essere riconosciuti per le proprie giornate o turbe psicologiche confidate all'etere non era esattamente il sogno di tutti; sicuramente non il mio.
Lontani erano ancora i tempi della cultura del selfie propinato al prossimo su ogni canale digitale e dei profili Facebook corredati di nomi e cognomi.

E nel mio caso erano ancora molto lontane le tecnologie, che lasciavano invece lo spazio ad occhi che si elevavano al cielo davanti all'ennesima telefonata in entrata sul fisso che staccava in automatico la connessione internet proprio quando stavi cercando di ascoltare musica in streaming su Youtube o stavi per premere "pubblica un post". Certo anche i video Youtube andavano prima fatti caricare tutti con calma, molta calma, estrema calma, cioè una calma da 56K, prima di poterli guardare.

Non che le cose a casa mia siano migliorate negli anni con l'arrivo dei servizi di streaming legale di musica, film e telefilm. Anzi.
Negli annali si annoverano infatti tentativi di vedere e commentare un film in contemporanea con una persona dall'altro capo del cellulare, la quale poteva vantare una differenza sostanziale: una residenza in centro città corredata da una connessione internet veloce. 
"Ormai è passata mezz’ora, a che punto sei?"
"Si sono caricati i primi 3 minuti"
"..."
Diciamo che un servizio di internet banda larga tipo quello di Eolo, che punta a portare una connessione come si deve in quelle zone remote di Nord e Centro altrimenti difficilmente raggiunte da linee internet veloci, mi avrebbe evitato di far roteare gli occhi all'indietro in più occasioni.


Ma anche di sentire dall'altra parte del telefono:
"Senti, lascialo caricare 30 ore che ce lo guardiamo dopodomani, okay?" 


Signora mia, le mezze stagioni

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"Oserei dire che la carta della primavera ce la siamo ormai giocata" - disse osservando l'ennesimo eterno giorno di nuvole e pioggia pronosticato dalle previsioni meteo.

Parlo in terza persona ma in realtà è un'autocitazione. Mia e anche di qualche altro milione di persone, ma non è questo il punto.

Ammetto tuttavia di non rimpiangere eccessivamente, quest'anno, il fatto di essere sommersa da libri e ansia fino al collo - e forse anche oltre - e non aver potuto prenotare in anticipo e organizzare quella cosa meravigliosa che si chiama vacanza, in primavera.
Cioè quando il sole inizia a scaldare ma riesci ancora a vivere in maniche corte senza boccheggiare dopo duecento metri a piedi in avanscoperta in una nuova città, quando riesci a mettere il costume in riva al mare (e la protezione) senza cercare disperatamente l'ombra creata dalla qualunque.
Cioè il periodo delle temperature miti e "praticamente perfette sotto ogni aspetto".
Perché quest'anno il tutto si sarebbe tramutato in numerose rotazioni di occhi al cielo corredate dal maglione di lana, dall'ombrello, dagli stivali e dal cappotto pure in spiaggia.
Senza tralasciare un notevole rosicamento per il tempismo e i soldi investiti.

In compenso, tra una boccata d'aria oltre i libri e l'altra, personalmente i soldi li ho investiti in-vestiti.
Quelli sì, primaverili, per essere previdente, s'intende.
Cardigan di cotone in filato leggero da abbinare ad un secondo cardigan, in lana.
Maglie traforate per i numerosi spifferi d'aria gelida.
Top con la pancia scoperta per la bronchite.
Abiti con la schiena scoperta per le giornate di pioggia con 15°C.
Giubbino in pelle per quella mezza stagione che stavolta ha più i connotati di un lungo ottobre.
Previsioni non del tutto esatte, bisogna ammetterlo.

Il giubbino quindi non è riuscito a spodestare il cappotto e il cardigan di cotone a sostituire quello di lana ma a questo punto passerei ad essere previdente quantomeno per la carta seguente, a cui probabilmente arriveremo presto con un balzo bypassando la primavera: cioè la carta estiva..

Un paio di abiti corti con le gambe scoperte, un giro nella sezione accessori di QVC tra borse in paglia e sandali che arrivano direttamente alla porta di casa in meno di una settimana e da poter eventualmente rendere entro 30 giorni, una nuova protezione solare e pare che finalmente ne possiamo riparlare tra una settimana, stando alle previsioni della mia zona.

Intanto attendo armata di crop top.
E libri che mi sommergono, quelli sempre.

Milano, la prossima volta dormo qui

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Milano è quella città dove torno a cadenza per nulla regolare ma, puntualmente, in periodi ben precisi della
mia vita. Quando vengo a Milano è preludio di un qualche cambiamento.
Non lo so perché, ma mi succede sempre così.

La giornata di trasferta con le compagne di liceo che è avvenuta una vita fa e che nel disegno dei miei
ricordi invece è come fosse accaduta solo una manciata di anni fa. Cose che succedono con l'età, dicono.
Erano i tempi in cui la presenza di un negozio Zara in una città sembrava qualcosa di fantascientifico, per chi
come noi proveniva da cittadine di dimensione ridotta, e nel fu Zara in Corso Vittorio Emanuele (ma c'è
ancora o l'hanno chiuso?) credo di averci passato più tempo di quanto il buonsenso lo consenta quando hai
a disposizione un solo pomeriggio in una città che non è la tua.
Ero adolescente.
Ora da Zara non entro praticamente più.

Poi, qualche anno dopo, c'è stata la volta dei Navigli.
Poi quella in macchina e la mezz'ora persa per trovare il parcheggio della metro di Cascina Gobba, che forse
andare in treno - inizi a pensare - non sarebbe stata una cattiva idea.

La giornata con quelle che sarebbero poi diventate amiche di pixel - e non solo.

Poi, la volta di Brera e del caffè da Marchesi, dove fare le prove generali per spodestare le sciure di
Sciuragrlam, in attesa di avere la pensione (che slancio di ottimismo) una volta arrivata all'età over 70.


Il fatto è che io non lo so bene come si possa dire che "Milano è brutta".
Voglio dire, in che senso? Quale Milano?
Quella di Isola o dei palazzi Liberty, di quando guardi in alto e trovi così tanto da vedere che quasi vai a
sbattere contro un passante sullo stesso marciapiede - mi scusi?
Quella di CityLlife o di Paolo Sarpi?

C'è poi la Milano dei Navigli.
Qui mi fermo a prendere un gelato che sa di mojito - del resto l'unica forma di mojito che riesco ad
assimilare dopo essere diventata quella che tutti scelgono come guidatrice alle feste: cioè, astemia.
Penso ogni volta che, prima o poi, lì ci devo tornare per bere un aperitivo (sì, analcolico) durante il
tramonto, perché ho questa fissazione di abbinare il tramonto ai luoghi belli, ma ancora non sono mai
riuscita a farlo. A restare per la notte, dico.

C'è la Milano delle Colonne. E la scarpinata poi verso via Torino e avanti avanti fino al Duomo.
Un giro alla Rinascente, dove inizio ad accusare qualche colpo e già ringrazio per l'invenzione delle scale
mobili e degli ascensori, a questo punto.

Vicino, la Milano della Galleria (Vittorio Emanuele). Che è bella, bellissima anche solo da guardare dal basso all'alto. Ma dall'alto in basso, dalle finestre di Marchesi al primo piano lo è se possibile un po' di più.
Il caffè lo sento buono ma non so se sia anche merito della visuale sugli stucchi e dei divanetti in velluto color pistacchio.


C'è poi la Milano di Montenapoleone, che per me è sempre un po’ l'Instagram della situazione e dove,
come su innumerevoli account Instagram del resto, a me manca metaforicamente un po' l'aria.
Bella, esagerata a tratti, ma fai quasi fatica a capire cos'è veramente e se in realtà c'è davvero qualcosa da cogliere oltre all'involucro appoggiato lì.
Non lo so, ma nel dubbio salgo sul tram e scendo poco più avanti per andare in Brera.

Brera è un'altra Milano ancora.
È per me una città nella città.
Mi fermo al tavolino di un locale per mangiare fuori su una tovaglia a quadretti vichy bianchi e rossi e
riconoscono subito dall'accento che "non sei qui".
Negozi di belle arti, vie minute e poco caotica.
Bellezza e apparenza ricolma di sostanza.
Mi sento un po' più a casa e lì decido che Brera, tra tutte le Milano dentro Milano, è la mia Milano preferita.


Penso che non sono arrivata neanche lontanamente vicina a Buenos Aires, che non ho girato per Isola né mi
sono fermata mezz'ora a leggere un libro a Parco Sempione ma se non fosse per il male ai piedi non sarei
nemmeno sicura che a quest'ora siano ancora lì, con la giusta articolazione.

All'improvviso l'idea di dover riprendere la metro per Cascina Gobba e mettermi in autostrada mi fa venire
voglia di declinare ogni impegno del giorno seguente - sotto la voce "non ce la posso fare" - e mi pento di
non aver pensato prima a cercare un hotel a Milano tra quelli di Best Western - tra le decine di hotel che
hanno nella sola Milano, una camera la trovo sicuro - chiamare un taxi, dare i documenti in hotel, strisciare
la carta, entrare in camera e buttarmi a dormire su un letto.

Tra l'altro, forse così il tramonto sui Navigli sarei poi riuscita a vederlo davvero.

Quella della 56K

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Prima di Dottedaround e dei tempi dei blog per come sono intesi adesso, fatti di tematiche specifiche e fibra ottica, c'è stata un'era in cui i blog erano fatti di aneddoti personali e connessioni 56K. O meglio, per buona parte delle città, e anche di diverse zone della mia di città, erano già fatti di internet veloce e banda larga ma qui andavamo ancora a connessioni precarie.


Erano i tempi di Splinder e Iobloggo, di quando se dicevi che avevi un blog ti chiedevano se avessi già contattato un medico e, in generale, del blog non si  parlava. Mai. Con nessuno o quasi.
Prima regola del fight club, non si parla del fight club.
Prima regola del blog, non si parlava del blog.
O almeno in linea di massima.
Principalmente perché buona parte dei blog erano diari personali ed essere riconosciuti per le proprie giornate o turbe psicologiche confidate all'etere non era esattamente il sogno di tutti; sicuramente non il mio.
Lontani erano ancora i tempi della cultura del selfie propinato al prossimo su ogni canale digitale e dei profili Facebook corredati di nomi e cognomi.

E nel mio caso erano ancora molto lontane le tecnologie, che lasciavano invece lo spazio ad occhi che si elevavano al cielo davanti all'ennesima telefonata in entrata sul fisso che staccava in automatico la connessione internet proprio quando stavi cercando di ascoltare musica in streaming su Youtube o stavi per premere "pubblica un post". Certo anche i video Youtube andavano prima fatti caricare tutti con calma, molta calma, estrema calma, cioè una calma da 56K, prima di poterli guardare.

Non che le cose a casa mia siano migliorate negli anni con l'arrivo dei servizi di streaming legale di musica, film e telefilm. Anzi.
Negli annali si annoverano infatti tentativi di vedere e commentare un film in contemporanea con una persona dall'altro capo del cellulare, la quale poteva vantare una differenza sostanziale: una residenza in centro città corredata da una connessione internet veloce. 
"Ormai è passata mezz’ora, a che punto sei?"
"Si sono caricati i primi 3 minuti"
"..."
Diciamo che un servizio di internet banda larga tipo quello di Eolo, che punta a portare una connessione come si deve in quelle zone remote di Nord e Centro altrimenti difficilmente raggiunte da linee internet veloci, mi avrebbe evitato di far roteare gli occhi all'indietro in più occasioni.


Ma anche di sentire dall'altra parte del telefono:
"Senti, lascialo caricare 30 ore che ce lo guardiamo dopodomani, okay?" 


Signora mia, le mezze stagioni

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"Oserei dire che la carta della primavera ce la siamo ormai giocata" - disse osservando l'ennesimo eterno giorno di nuvole e pioggia pronosticato dalle previsioni meteo.

Parlo in terza persona ma in realtà è un'autocitazione. Mia e anche di qualche altro milione di persone, ma non è questo il punto.

Ammetto tuttavia di non rimpiangere eccessivamente, quest'anno, il fatto di essere sommersa da libri e ansia fino al collo - e forse anche oltre - e non aver potuto prenotare in anticipo e organizzare quella cosa meravigliosa che si chiama vacanza, in primavera.
Cioè quando il sole inizia a scaldare ma riesci ancora a vivere in maniche corte senza boccheggiare dopo duecento metri a piedi in avanscoperta in una nuova città, quando riesci a mettere il costume in riva al mare (e la protezione) senza cercare disperatamente l'ombra creata dalla qualunque.
Cioè il periodo delle temperature miti e "praticamente perfette sotto ogni aspetto".
Perché quest'anno il tutto si sarebbe tramutato in numerose rotazioni di occhi al cielo corredate dal maglione di lana, dall'ombrello, dagli stivali e dal cappotto pure in spiaggia.
Senza tralasciare un notevole rosicamento per il tempismo e i soldi investiti.

In compenso, tra una boccata d'aria oltre i libri e l'altra, personalmente i soldi li ho investiti in-vestiti.
Quelli sì, primaverili, per essere previdente, s'intende.
Cardigan di cotone in filato leggero da abbinare ad un secondo cardigan, in lana.
Maglie traforate per i numerosi spifferi d'aria gelida.
Top con la pancia scoperta per la bronchite.
Abiti con la schiena scoperta per le giornate di pioggia con 15°C.
Giubbino in pelle per quella mezza stagione che stavolta ha più i connotati di un lungo ottobre.
Previsioni non del tutto esatte, bisogna ammetterlo.

Il giubbino quindi non è riuscito a spodestare il cappotto e il cardigan di cotone a sostituire quello di lana ma a questo punto passerei ad essere previdente quantomeno per la carta seguente, a cui probabilmente arriveremo presto con un balzo bypassando la primavera: cioè la carta estiva..


Un paio di abiti corti con le gambe scoperte, un giro nella sezione accessori di QVC tra borse in paglia e sandali che arrivano direttamente alla porta di casa in meno di una settimana e da poter eventualmente rendere entro 30 giorni, una nuova protezione solare e pare che finalmente ne possiamo riparlare tra una settimana, stando alle previsioni della mia zona.



Intanto attendo armata di crop top.
E libri che mi sommergono, quelli sempre.

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